A Piazza Affari torna l'incubo dello spread

Mariarosaria Marchesano

L'ipotesi del deficit al 2,4 per cento fa scappare gli investitori. Il differenziale Btp-Bund a quota 250 e il listino milanese va in picchiata. L'analisi di Belluti (Assiom-Forex)

Milano. L'Assiom Forex, l'associazione che raggruppa gli operatori dei mercati finanziari lo aveva previsto: se dalla legge di Bilancio dovesse uscire un rapporto deficit/pil al 2,1-2,2 per cento, il declassamento del rating dell'Italia è sicuro, ma non sarebbe la fine del mondo. Se però il deficit dovesse superare il 2,3 per cento, allora lo spread potrebbe schizzare verso i 300 punti e poi andare rapidamente a 400 saltando tutte le cifre intermedie. “Allora si rischia anche la Troika” ha detto il presidente dell'associazione, Luigi Belluti, in un incontro con la stampa che si è svolto ieri a Milano. Parole profetiche anche se forse neanche lui immaginava che quello ipotizzato come un “worst case” si sarebbe praticamente materializzato in serata con la richiesta del vicepremier Luigi Di Maio, appoggiata dalla Lega, di salire al 2,4 per cento. Un'eventualità che il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, sembra escludere in modo categorico a poche ore dal consiglio dei ministri che questa sera dovrebbe varare la nota di aggiornamento del Def. Il clima si è fatto, dunque, incandescente intorno alla manovra economica italiana per il 2019. Così, stamattina lo spread Btp-Bund è subito salito di dieci punti base a quota 250 e Piazza Affari è stata sommersa da una raffica di vendite con l'indice Ftse-Mib che nelle prime ore di contrattazioni è arrivato a perdere il 2 per cento per poi attenuare in parte il ribasso. La giornata si annuncia tesa.

 

Crollano i titoli bancari e le perdite si trasferiranno sui cittadini

A crollare, in particolare, sono i titoli bancari (Bpm, Ubi Banca, Intesa Sanpaolo, Bper Banca) che a fatica nelle ultime settimane hanno tentato di recuperare almeno parte del terreno perso tra maggio e giugno. Tutti stanno facendo registrare cali tra il 4 e il 5 per cento. E proprio sul fronte banche il presidente dell'Assiom Forex sottolinea come fino ad oggi queste non abbiano ancora trasferito l'aumento di spread di circa 100 punti base accusati proprio alla fine dello scorso trimestre, ma abbiano limitato il passaggio a 20 punti base.

 

“Se lo spread rimarrà su questi livelli a lungo oppure aumenterà ancora – ha detto Belluti – allora si avrà un trasferimento massiccio dell'aumento del costo del denaro su imprese e famiglie e il sistema Italia non sarà più in grado di competere ad armi pari con gli altri paesi dove il differenziale è più basso e allora si rischierà un ritorno in recessione”. I grandi hedge fund speculativi, ha aggiunto Belluti, sono interessati a sapere quanti altri titoli di stato possono essere acquistati dalle banche italiane senza mettere a rischio il capitale. “Nella nostra stima – ha detto – è fra 30 e 50 miliardi di euro”.

 

Tassi americani: e se la Fed si fermasse qui?

Intanto, sul fronte internazionale, il rialzo dei tassi di interesse americani suscita nuove riflessioni che non danno più per scontato che la strada intrapresa dalla banca centrale guidata da Jerome Powell sia quella del totale abbandono in tempi stretti di una politica monetaria 'accomodante'. Antoine Lesné, global strategits di State Street ha così commentato, in una nota, la decisione della Fed: “Come ampiamente atteso, i tassi sono stati incrementati di 25 punti base, al 2-2,25 per cento. La Fed ha riconosciuto l’attuale forte momentum economico e l’incremento dell’inflazione salariale, con rischi bilanciati sull’outlook e possibilità di ulteriori incrementi. Tuttavia, è stato anche fatto un chiaro riferimento ai rischi di downside legati alle guerre commerciali nel 2019, tenendo sotto controllo l’attuale 'guidance' e lasciando al Fomc più tempo per confermare quattro incrementi di tassi più aggressivi per il 2018, mossa che il mercato aveva già più o meno incorporato. Ci aspettiamo che il dollaro continui a riportare le deboli performance viste di recente, avvantaggiando i bond dei mercati emergenti in valuta locale. I mercati continuano a incorporare due o tre ulteriori rialzi dei tassi di interesse nel 2019, con il tasso neutrale al 3 per cento”.

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