Dopo il Def l'Ue si prepara allo scenario peggiore: isolare l'Italia
La commissione europea conta sui mercati per un po’ di disciplina al governo. L’eventuale prima bocciatura non sarà definitiva. Date e armi dello scontro annunciato
Bruxelles. Se la disciplina dei mercati non convincerà il governo populista a cambiare idea subito, nell’ultima settimana di ottobre la Commissione europea invierà una lettera all’Italia per annunciare la bocciatura del progetto di bilancio e chiederne una nuova versione, iniziando al contempo i preparativi per lo scenario peggiore: lasciare il paese a se stesso in caso di incidente sui mercati che possa portare alla sua uscita dall’euro. E’ questo – secondo le indiscrezioni raccolte dal Foglio – lo scenario che si prospetta nei prossimi due mesi, dopo che il Movimento 5 stelle e la Lega hanno deciso di sconfessare il loro ministro delle Finanze, Giovanni Tria, e rischiare uno scontro con i partner europei e gli investitori. Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, pur rinnovando l’offerta di dialogo nell’ambito delle procedure del cosiddetto “semestre europeo”, ha tratteggiato quel che accadrà di qui a fine ottobre. “E’ un bilancio che appare fuori dai paletti delle nostre regole comuni. Non abbiamo interesse a una crisi con l’Italia, ma l’Italia deve ridurre il suo debito che resta esplosivo”, ha detto Moscovici a BfmTv. Lontani dai microfoni, funzionari comunitari e diplomatici degli altri stati membri sono più espliciti. “La pazienza è finita”, spiega al Foglio uno di loro. Isolare l’Italia e lasciarla al suo destino fuori dall’euro non è più un tabù.
Una premessa per spiegare il conflitto che si annuncia tra Bruxelles e Roma.
Il 1° giugno, quando si era installato il governo di Giuseppe Conte, la Commissione e i partner erano seriamente convinti di poterlo circoscrivere in un processo costruttivo, grazie al dialogo, a qualche concessione e alla diga delle istituzioni italiane (in particolare Tria e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella). L’esecutivo comunitario e le altre capitali durante l’estate hanno esitato tra la linea del dialogo e quella della fermezza. La retromarcia di inizio settembre, quando Luigi Di Maio e Matteo Salvini avevano abbassato i toni e garantito che l’Italia avrebbe rispettato le regole europee, lasciava ben sperare. Nonostante lo scontro sui migranti e le minacce di veto al bilancio comunitario, Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis avevano fatto offerte sostanziali a Tria per calmare M5s e Lega: chiudiamo gli occhi sulla deviazione sul deficit del 2018 (almeno 0,3 per cento), dimentichiamo gli obiettivi previsti dal Patto di stabilità (0,8 per cento), l’Italia può portare il suo deficit nominale al 1,6 per cento. Alla vigilia della decisione sulla nota di aggiornamento del Def, con Tria sempre più sotto pressione, Moscovici e Dombrovskis hanno lanciato un’altra scialuppa di salvataggio al ministro: l’1,9 o il 2 per cento di deficit si può negoziare, trovando una soluzione giuridica che levi l’Italia e la Commissione dall’impiccio di uno scontro frontale (alcuni mesi fa per il Belgio era stato usato l’espediente della mancanza di prove assolute sulla violazione del Patto). Ma la sera del 27 settembre sono cambiati in un attimo tutti i calcoli. “Il 2,4 per cento è davvero inaccettabile”, dice al Foglio una fonte dell’Ue: “In termini strutturali (il parametro che conta per il Patto di stabilità, ndr) l’obiettivo viene mancato di 1,5 punti”. Secondo un altro funzionario, con il 2,4 per cento stanno “sfacciatamente violando le regole del Patto. Con l’Italia stiamo vivendo un altro momento Varoufakis”.
La Commissione europea per ora spera che siano i mercati a costringere il governo a tornare a un po’ di disciplina. “Lavoreremo sulla base dei documenti e non delle dichiarazioni, andando avanti giorno per giorno fino al 15 ottobre e oltre”, dice il secondo funzionario. Se non ci sarà una correzione di rotta nelle prossime due settimane, la bocciatura del progetto di legge di Bilancio alla fine di ottobre potrebbe trasformarsi in una seconda occasione concessa all’Italia per ripensarci. “Stanno testando tutti i limiti”, spiega una terza fonte comunitaria. In caso di bocciatura, il governo italiano avrebbe tre settimane di tempo per presentare una seconda versione, più in linea con le regole del Patto di stabilità. La Commissione ha altre munizioni nel suo arsenale di governance economica. L’esecutivo comunitario potrebbe inviare un early warning (un avvertimento preventivo, ndr) per imporre una correzione immediata dei conti, a meno di non voler incappare in sanzioni (un deposito dello 0,2 per cento del pil). La Commissione può ricorrere anche a una procedura per deficit eccessivo, constatando che l’Italia non rispetta la regola del debito e che nel 2018 ha deviato dagli impegni presi dello 0,3 per cento. A quel punto il governo sarebbe costretto ad aggiustamenti più rigidi (niente flessibilità) con il cappio della minaccia di altre sanzioni (multa e stop ai fondi strutturali). E se l’Italia risponde con un “tiriamo dritto”, come ha detto ieri Salvini? Tra crescita del populismo negli altri paesi (in Germania AfD è contro i salvataggi) e Brexit “non ci si rende conto che il contesto finanziario e politico è radicalmente cambiato negli ultimi anni”, spiega al Foglio un diplomatico: “Gli altri stati membri, compresi quelli più comprensivi sull’austerità, hanno ormai perso la pazienza con i populisti italiani. Oggi non ci sono segnali di contagio. L’Italia può essere isolata e lasciata andare. Avrà un costo, ma inferiore a un salvataggio a tutti i costi”.