Paolo Scudieri (foto Imagoeconomica)

Evitiamo il distacco della politica dall'impresa. Parla Scudieri

Alberto Brambilla

Il capo della multinazionale campana Adler avverte che svilire il lavoro e le professionalità può fare danni socioeconomici seri

Roma. Paolo Scudieri è abituato a navigare il mercato più globalizzato, quello dell’automotive. Da Ottaviano (Napoli) guida il gruppo Adler-Pelzer Group, fondato dal padre nel 1956, il primo produttore in Italia e il secondo al mondo di sistemi per il comfort acustico, termico, arredamento interno per veicoli del settore automobilistico, aerospaziale e ferroviario. Con 65 stabilimenti in 23 paesi, oltre 11 mila dipendenti fattura 1,4 miliardi di euro (il 90 per cento all’estero) e lavora con società come Fca e General motors.

 

Scudieri, ingegnere industriale, classe 1960, non è certo il solo imprenditore preoccupato per la credibilità nazionale, messa platealmente in discussione dal governo Lega-M5s oramai in aperto conflitto con le istituzioni europee per una legge di Bilancio fatta in deficit e divergente rispetto alla politica fiscale degli altri paesi membri. “L’atteggiamento dei grandi investitori dell’industria, e parlo di player internazionali, è per ora di grande cautela: le multinazionali presenti in Italia hanno fermato gli investimenti e dall’estero ci guardano con attenzione. Diciamo che l’impegno sull’Italia in termini di investimenti dall’estero è in generale alleggerimento”.

 

Per Scudieri l’Italia sta attraversando un momento politico molto critico poiché si uniscono aspetti controversi sul fronte della politica economica e del dibattito pubblico, che andrebbero chiariti. Fondamentale, secondo lui, è recuperare un senso di mediazione, smorzando la violenza del dibattito e l’estremizzazione dei concetti. “In Europa e altre parti del mondo ci si sta spostando sempre più da teorie neoliberiste a un concetto keynesiano dell’economia. E’ un’evoluzione difficile da capire, per la quale è necessario uno spirito di mediazione e riflessione, ben oltre gli slogan”.

 

Scaricare tutte le colpe dei nostri problemi su quest’Europa è fuorviante. Il fatto di non accettare regole condivise genera quell’incertezza che fa dell’Italia una grande incognita agli occhi degli operatori di mercato. Un’incognita, in quanto tale, non può essere decifrata bene dagli investitori ed è una criticità che va a sommarsi alle ataviche debolezze dell’Italia”. 

 

Parlando del contesto politico, Scudieri descrive una situazione in cui si uniscono elementi contrastanti nella gestione del consenso elettorale: “L’importante è evitare di creare aspettative eccessive su soluzioni impraticabili”, afferma l’imprenditore, accennando al tema del reddito di cittadinanza. “L’idea, pur con un buon intento, non tiene conto del fatto che il reddito lo genera il lavoro, il vero fattore gratificante per qualsiasi uomo. E’ il lavoro che va sostenuto, prima ancora che gli ammortizzatori sociali. Quindi va dato un aiuto per la formazione, per rendere possibile l’occupazione di chi vuole lavorare, soprattutto puntando sulle competenze digitali e le nuove tecnologie”, aggiunge, avvertendo che ci sono carenze di addetti specializzati nell’industria, capaci di dominare nuovi processi produttivi.

 

“Non troviamo professionalità specializzate e per dare una svolta occorre investire nelle risorse umane e nel futuro”. Scudieri, membro dell’advisory board di Confindustria, condivide l’opinione dell’associazione per cui è necessario cercare un dialogo con il governo affinché limiti i potenziali effetti di un danno auto-inflitto dalla retorica o dai provvedimenti economici. “Nel trend politico attuale si ravvisa spesso un atteggiamento di condanna a prescindere verso chi esprime una professionalità, imprenditori o banchieri per esempio. Tuttavia, proprio perché crediamo nel lavoro e nell’Italia, tutte le parti devono sedersi attorno al tavolo e trovare le soluzioni giuste con il dialogo. Ritengo che chi ha la responsabilità di guidare il paese non possa prescindere dal dialogo con chi lavora per creare lavoro e benessere per l’Italia”. Quello di Scudieri è un auspicio dal momento che ancora “manca chiarezza su provvedimenti economici essenziali e questo provoca danni”.

  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.