Paura per la crescita zero
La Borsa di Milano arranca dietro la corsa dei listini europei spinti dall'ottimismo dei mercati asiatici e di Wall Street. Dopo la brusca frenata del pil nel terzo trimestre, si accentuano i dubbi sugli obiettivi della manovra economica
Milano. La crescita zero dell'Italia registrata nel terzo trimestre spaventa gli investitori, ma oggi il pessimismo è controbilanciato dal vento positivo che arriva dalle Borse asiatiche e, soprattutto, da Wall Street, che sembra aver invertito la rotta dopo una fase di pressione superata grazie a un'economia solida e all'effievolirsi delle tensioni commerciali con la Cina. Così, stamattina le Borse europee hanno aperto tutte in territorio positivo con guadagni spinti e generalizzati. In questo contesto, Piazza Affari, pur esprimendo grande voglia di rimbalzo, finisce con l'arrancare dietro gli altri listini molto meglio intonati. Dopo le prime due ore di contrattazioni, infatti, la corsa del Ftse Mib rallenta: l'indice sale dello 0.7 per cento, contro un rialzo medio dell'1,5 per cento registrato dai mercati azionari del Vecchio Continente. Lo spread, dopo l'impennata di ieri spinta dai dati sul pil, è tornato a scendere ma si mantiene sopra 300 punti base.
Commissione Ue: Italia fonte di preoccupazione per l'area euro
Al centro dell'attenzione, resta la manovra economica del governo, visto che l'obiettivo di crescita all'1,5 per cento per il 2019 si fa ancora più improbabile dopo che è emersa la frenata dell'economia italiana nel terzo trimestre di quest'anno (il rallentamento è più marcato rispetto a quello registrato nell'area euro). Ieri, la Commissione europea ha chiesto al ministero dell'Economia di fornire, entro il 13 novembre, una relazione sui cosiddetti "fattori rilevanti" che possano giustificare un andamento del rapporto debito/pil con una riduzione minore di quella richiesta. Nella lettera inviata da Bruxelles al direttore generale del Tesoro si ricorda l'"inosservanza particolarmente grave" riscontrata nel documento pubblico di bilancio che ha portato la Commissione a chiedere all'Italia di presentare un progetto rivisto "il prima possibile e in ogni caso entro tre settimane". Nella lettera viene, inoltre, sottolineato come "un debito pubblico così elevato limita lo spazio di manovra del governo per spese più produttive a beneficio dei suoi cittadini". Non solo. Date le dimensioni dell'economia italiana, è anche fonte di preoccupazione per l'area euro nel suo complesso.
Btp: la difficile prospettiva del medio-lungo periodo
Intanto, il mercato del reddito fisso ha subito registrato i contraccolpi del pessimismo sulla crescita zero del pil italiano nel terzo trimestre con l'aumento dei rendimenti che hanno caratterizzato le aste di ieri. Ma il vero tema sui titoli di stato è riguarda le future emissioni. Come riportato dall'agenzia Radiocor, il Tesoro può dormire sonni tranquilli nel breve periodo poichè il programma per il 2018 è ormai completo per il 92 per cento, gli effetti del rialzo dei rendimenti sul costo annuale della raccolta sono molto ridotti e può ancora beneficare degli ultimi due mesi di acquisti di titoli da parte della Bce. Ben diversa è la partita che si apre dal prossimo gennaio quando lo stesso Tesoro si troverà nelle condizioni di fare fronte ad un programma di finanziamento da 260 miliardi di euro sul medio-lungo termine (235 miliardi nel 2018), con rendimenti in rialzo, una volatilità elevata e la fine del Quantitative easing.