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Atlantia con Abertis recupererà dopo Genova?

La società dei Benetton è diventata leader mondiale delle concessioni stradali. Ora il mercato s'interroga sulla capacità del gruppo di recuperare dopo il crollo del Ponte Morandi. Il titolo ha perso il 32 per cento in 6 mesi 

di Marco Opipari, analista Fidentiis

Al momento non c’è sufficiente visibilità delle sinergie industriali che potrebbero derivare al gruppo Atlantia dall’operazione con la spagnola Abertis. Il titolo in Borsa non ha praticamente reagito alla conclusione dell’operazione in quanto era ormai data per scontata (l’accordo preliminare è stato sottoscritto a marzo scorso, ndr). Certo, si potrebbero aprire nuovi spazi di crescita per Atlantia nell’ambito di un’alleanza di livello internazionale insieme con partner specializzati in progetti infrastrutturali complessi quali la tedesca e la spagnola Acs, ma quello che il mercato ancora percepisce è l’incertezza legata all’esito del contenzioso sulla questione del crollo del ponte di Genova. Logico sarebbe arrivare a un accordo con il governo, ma per quel che ne sappiamo lo scontro potrebbe anche durare anni a livello giudiziario. C’è da dire che oggi i gruppi legati a concessioni pubbliche scontano più di prima il rischio geopolitico, sia che lavorino in Italia sia che operino all’estero, fatto che si riflette sul prezzo delle azioni. Anche per questo motivo la posizione della nostra casa d’investimento sul titolo Atlantia è “hold”, cioè un giudizio neutro, in attesa che venga fatta chiarezza su questo delicato tema. Vorrei precisare, infine, che il nostro parere tiene conto anche di un altro fattore: a seguito dell’acquisizione di Abertis, il gruppo Atlantia ha incrementato sensibilmente la propria leva finanziaria – in altre parole, ha fatto più debiti – con conseguente aumento del profilo di rischio e riduzione della qualità degli utili.

No

di Marco Bolognini, avvocato d’affari italiano in Spagna, tra i fondatori di Maio Legal

Questa operazione è un toccasana non solo per Atlantia ma anche per Acs e per Florentino Pérez, che ne è il leader. L’annuncio del concretizzarsi dell’operazione è più che opportuno sia per i conti di Altantia sia per Pérez che così può migliorare la sua immagine dopo l’esonero dell’allenatore del Real Madrid Julen Lopetegui. E’ una battuta, ma non troppo: a una grossa notizia sportiva ne succede una positiva che lenisce gli effetti negativi della prima. Per quanto riguarda Atlantia, senza battute, è possibile che l’operazione possa risollevare un rating deludente sia a causa della situazione italiana sia per via del crollo del Ponte Morandi e le conseguenze per la società. Bisogna stare attenti però all’indebitamento, che è il modo con cui è stata finanziata l’operazione, perché è probabile che il gruppo Atlantia-Abertis avrà bisogno di capitali per diversi miliardi. In questo momento è poi curioso vedere come la stampa italiana e quella spagnola sono su posizioni opposte. Quella spagnola è univoca nel dare come probabile un ceo del gruppo espressione della continuità, uno spagnolo di casa Abertis, vecchia gestione. La cosa sarebbe abbastanza sorprendente. La stampa italiana, invece, parla di un ad espressione di Atlantia. In realtà c’è molto timore che la situazione politica italiana possa in qualche modo contagiare l’immagine del gruppo e quindi anche di Acs: in Spagna non si vuole che i deteriorati rapporti tra Italia e Unione europea influenzino quelli tra un campione come Abertis e le autorità europee.

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