Foto LaPresse

I mercati s'interrogano sulle elezioni americane di metà mandato

Mariarosaria Marchesano

Piazza Affari e Borse europee deboli in apertura. Le previsioni degli analisti sui nuovi assetti del Congresso e gli effetti su economia e investimenti. E all'Ecofin si discute della manovra italiana che non cambia

Milano. Oggi i mercati di tutto il mondo guardano alle elezioni midterm degli Stati Uniti, consapevoli che dalle politiche di Donald Trump deriveranno effetti in grado di influenzare il prossimo ciclo economico. Per gli investitori è un test importante, sottolineato nelle ricerche di molte banche d'affari, non fosse altro perché ci si interroga sull'evoluzione delle politiche protezioniste, che per ora hanno preso di mira la Cina ma in futuro chissà. Così le Borse europee stamattina sono tutte incerte nel giorno in cui all'Ecofin si discute della manovra di bilancio italiana sulla cui revisione, nella direzione richiesta dalla Commissione europea, non ci sono per ora segnali. La scadenza è, comunque, fissata per il 13 novembre. Per quella data Roma dovrebbe trovare una soluzione per evitare la procedura di infrazione. In questo contesto, Piazza Affari, che è anche in attesa dei risultati trimestrali di molte società, perde lo 0,7 per cento, con i titoli bancari ancora in sofferenza dopo il report pessimista sul settore, firmato Goldman Sachs (che ha dato un "buy" solo a Unicredit). In netta controtendenza Mediaset, che corre per i dati positivi sulla pubblicità. Lo spread è in salita a 293 punti base.

   

Se i dem conquistano la Camera

Lo scenario più probabile è la conquista della Camera dei rappresentanti da parte dei Democratici e il mantenimento del Senato nelle mani dei Repubblicani. Cosa c'è da aspettarsi da un Congresso diviso? Secondo Stephanie Kelly, economista politica di Aberdeen Standard Investments, un eventuale indebolimento sul piano interno porterebbe Trump a spostare l'attenzione sul fronte estero. Kelly ricorda che i primi due anni di Trump sono stati accompagnati “da un forte miglioramento degli utili, da un'ampia crescita globale e da mercati azionari in rialzo. La seconda parte del suo mandato potrebbe essere invece caratterizzata da un rallentamento di utili e crescita globale. Questo costituirebbe un ambiente molto meno favorevole per le sue politiche”. E potrebbe avere conseguenze sugli scambi commerciali. Secondo Kelly, infatti, “è molto probabile che Trump sfrutti il resto del suo mandato per sfidare chiunque e in qualsiasi modo faccia piacere ai suoi elettori, anche se così facendo finirà per peggiorare la loro situazione. Basti pensare che molte delle persone che lo hanno votato lavorano per quelle aziende che saranno più direttamente interessate dalle tariffe doganali che Stati Uniti e Cina si stanno imponendo reciprocamente”, conclude l'analista.

   

I nuovi equilibri al Congresso

Per quanto riguarda gli equilibri in seno al Congresso, Paresh Upadhyaya, strategist del gruppo Amundi, ricorda che i due partiti hanno presentato programmi economici ben distinti. I democratici hanno proposto un progetto intitolato “A Better Deal”, che punta all’incremento della spesa pubblica, all’aumento del salario minimo e all’ampliamento della copertura sanitaria. I Repubblicani intendono, invece, abbassare le spese, introdurre ulteriori riforme fiscali ed eliminare l’”Affordable Care Act”, in pratica la riforma sanitaria voluta da Obama. Dunque, quello che, secondo l'esperto, si prepara è uno scenario con due possibili percorsi: uno più ottimistico in cui Trump potrebbe trovare un terreno d'intesa con la Camera dei Rappresentanti (con probabile aumento del limite al bilancio pubblico e crescita modesta delle spese per le infrastrutture di 200 miliardi di dollari) e l'altro meno ottimistico che vede uno stallo politico tra i due rami del Congresso, con la possibilità che si vada verso una richiesta di impeachment.

        

La reazione dei mercati

Come reagirebbero i mercati nelle due ipotesi? Nella prima, il contesto resterebbe solido con un surriscaldamento dell'economia che potrebbe portare a una politica progressivamente restrittiva da parte della Fed, controbilanciata dagli effetti espansivi di una maggiore spesa pubblica. In questo caso, il mercato azionario potrebbe continuare a salire. Nel caso, invece, del secondo scenario, il venir meno degli stimoli fiscali potrebbe causare un rallentamento dell’economia americana da qui all’ultimo trimestre del 2019. Ciò limiterebbe l’atteso rialzo dell’inflazione. La Fed potrebbe optare per una pausa o per un rallentamento del ritmo della stretta monetaria. A quel punto gli investitori non potranno contare sull’agenda riformista dei Repubblicani per sostenere prezzi delle azioni più elevati e loro scelte di investimento si concentreranno maggiormente sulla crescita degli utili societari, che però nel 2019 aumenterebbero a un tasso che è circa la metà rispetto al 2018 proprio per l'assenza di incentivi fiscali.



Di più su questi argomenti: