I numeri della Commissione svelano la truffa e i danni del governo gialloverde
Bruxelles rivede le stime di crescita per l'Italia che resta ultima nell'Eurozona. E sul deficit aggiunge: nel 2019 salirà al 2,9% e non al 2,4 come previsto dall'esecutivo
Milano. La Commissione europea ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita dell'economia italiana per il 2018 (dall'1,3 per cento a 1,1 per cento) e ritoccato al rialzo quelle per il 2019 (dall'1,1 per cento all'1,2 per cento) e per il 2020 (all'1,3 per cento). Nel complesso l'Italia si conferma ultima in Europa per crescita per l'intero triennio, in linea con un trend che va avanti da parecchio tempo. È questa la fotografia del nostro paese che emerge dalle previsioni d'autunno diffuse stamattina in un clima di grande attesa anche dei mercati finanziari che, con l'arrivo dei primi dati, hanno cominciato a perdere terreno dopo un avvio positivo (il Ftse Mib in calo dello 0,5 per cento in tarda mattinata). Si tratta di dati importanti perché, come ha spiegato il commissario agli Affari Economici, Pierre Moscovici, sono quelle su cui si basa la valutazione della legge di Bilancio da parte della Commissione.
“Le nostre stime - ha spiegato Moscovici - sul rapporto tra deficit e pil divergono da quelle dell'Italia principalmente perché le nostre proiezioni di crescita sono più conservative e quelle sulla spesa sono più elevate a causa dei costi più elevati del servizio del debito, dovuto al rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato. Le nostre previsioni sono basate sulle informazioni contenute nel documento programmatico di bilancio. Aspettiamo la risposta del governo entro il 13 novembre e la situazione potrà essere diversa quando questa risposta arriverà”.
“La Commissione - ha aggiunto - non inventa niente, fa solo previsioni basate sui dati. L'Italia non è oggetto di un trattamento particolare, la Commissione ha utilizzato esattamente lo stesso metodo usato per altri stati membri. I servizi della Commissione sono imparziali e indipendenti, assicurano la credibilità delle loro stime e non possono né devono essere messi in discussione”.
Insomma a Bruxelles si attende la risposta di Palazzo Chigi anche se, per chiarire ulteriormente la situazione, Moscovici conclude: “Spero in un riavvicinamento ma non vedo come sia possibile incontrarsi a metà strada. In passato non è stata negata flessibilità all'Italia ma le regole devono essere rispettate. Non si può avere un negoziato per accettarne solo una parte”.
La situazione, quindi, è tutt'altro che serena anche perché nella sua nota la Commissione sottolinea come, “dopo una crescita solida nel 2017 l'economia italiana ha rallentato nella prima metà di quest'anno per l'indebolimento dell'export e della produzione industriale. Una ripresa degli export e una maggiore spesa pubblica sosterranno la crescita moderatamente ma l'associato rischio nel deficit, assieme ad interessi più alti e considerevoli rischi al ribasso, mette in pericolo la riduzione dell'alto debito”.
La preoccupazione più grande è sul deficit
Le principali preoccupazioni della Commissione Ue si concentrano quindi sul debito e sul conseguente rapporto deficit/pil. Secondo le stime, infatti, quest'ultimo nel 2018 salirà dall'1,7 per cento previsto in primavera all'1,9 per cento. Mentre il prossimo anno schizzerà al 2,9 per cento (ben oltre il 2,4 per cento previsto dal governo). E questo avverrà, secondo i tecnici di Bruxelles, proprio “a causa delle misure programmate” come reddito di cittadinanza, riforma Fornero e altri interventi che “aumenteranno significativamente la spesa”. Nel 2020 poi, il rapporto deficit/pil sfonderà il tetto del 3 per cento, raggiungendo il 3,1 per cento (contro il 2,1 per cento indicato nel Nadef). La Ue precisa che tale cifra non tiene in considerazione la clausola di salvaguardia, cioè l'aumento dell'Iva, data la “sistematica sterilizzazione”.
Che cosa vuol dire tutto questo? “A causa del deterioramento del bilancio, unito ai rischi al ribasso sulla crescita, l'alto debito italiano rimarrà stabile attorno al 131 per cento su tutto il periodo delle previsioni” cioè 2018, 2019 e 2020. “Le prospettive di crescita sono soggette ad elevata incertezza e ad intensificati rischi al ribasso e le misure previste dall'Italia potrebbero rivelarsi meno efficaci, con un impatto minore sulla crescita”, scrive la Commissione Ue. Quest'ultima prevede “solo un lento miglioramento” per il mercato del lavoro in Italia, e rivede leggermente al ribasso le stime della disoccupazione: dal 10,8 per cento nel 2018 previsto la scorsa primavera si scende al 10,7 per cento, e dal 10,6 per cento del 2019 si cala al 10,4 per cento, per poi arrivare al 10 per cento nel 2020.
Avvertimenti anche sullo spread
La Ue avverte anche sullo spread: “Un aumento prolungato dei tassi d'interesse peggiorerebbe le condizioni del credito delle banche e ridurrebbe ulteriormente la fornitura di credito, mentre la spesa pubblica potrebbe ridurre gli investimenti privati”. In alcuni paesi dell'Eurozona altamente indebitati, soprattutto in Italia, il circolo vizioso tra banche e debito sovrano potrebbe riemergere in caso di dubbi sulla qualità e la sostenibilità dei conti pubblici, che potrebbero sollevare preoccupazioni di stabilità finanziaria e pesare sull'attività economica. Tra gli altri rischi negativi per l'economia vengono segnalati la guerra commerciale Usa-Cina e la Brexit. Nel complesso, le previsioni economiche Ue d'autunno rivedono al ribasso le stime di crescita dell'Eurozona per il 2019 all'1,9 per cento (dal 2 per cento dell'estate) e al 1,7 per cento nel 2020, mentre confermano il 2,1 per cento per il 2018 dopo il 2,4 per cento del 2017. “Incertezza e rischi, sia interni che esterni, sono in aumento e cominciano a pesare sul ritmo dell'attività economica”, avverte a Commissione.