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Con l'arresto di Ghosn finisce l'epoca dei manager eroi

Alberto Brambilla

Un'inchiesta giudiziaria "per atti di cattiva condotta" costa l'incarico al presidente di Renault-Nissan, rimosso dal gruppo dopo una indagine interna 

I grandi manager del settore automobilistico sono stati considerati per anni i padroni del mondo, ma il loro fulgore si sta spegnendo alla stessa velocità con cui l’automotive rallenta dopo un’accelerazione durata più di un lustro. Oggi il presidente del gruppo franco-nipponico Renault-Nissan Carlos Ghosn è stato arrestato a Tokyo per “atti di cattiva condotta significativi”, dice un comunicato Nissan, relativi al suo stipendio e all’utilizzo di fondi aziendali. E' stato quindi rimosso dall’incarico e la decisione da parte di Nissan deriva da una indagine interna sulla condotta del manager dopo una soffiata di un whistleblower che ha poi portato a una inchiesta giudiziaria.

  

Ghosn, cittadino francese di origine libanese, nato in Brasile, ha iniziato la sua carriera in Francia. Dopo essere entrato in Renault, si è unito a Nissan nel 1999, quando la casa francese ha acquisito una partecipazione in quella giapponese per risollevarla. In quarant’anni di carriera ha sempre ricevuto critiche per i suoi elevati compensi. Ha però creato la più grande alleanza mondiale nel settore e il quarto gruppo per vendite. Aveva buoni rapporti con la compagine nipponica (è anche diventato un personaggio dei fumetti manga a lui dedicato) e si era più volte schierato contro gli azionisti francesi dal momento che lo stato francese possiede una quota del 15 per cento di Renault e intende mantenere la prevalenza su Nissan, partecipata da Renault al 43 per cento. Ghosn voleva normalizzare la fusione dei due gruppi superando lo status quo di partecipazioni incrociate. Ma è caduto in disgrazia e probabilmente l'operazione sarà da rimandare.

   

Per i manager dell’auto non è certo un periodo positivo. D’altronde, la tedesca Volkswagen ha cambiato tre amministratori delegati dopo lo scandalo dieselgate, mentre si affanna per convertirsi alla propulsione elettrica. In un contesto in cui le vendite auto stanno calando a livello mondiale e l’industria si sta trasformando sembra che per i manager un’epoca sia terminata, quella in cui una condotta eccentrica poteva essere perdonata.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.