Lo scorporo della rete renderà Tim più competitiva?
Il cda di Telecom controllato da Elliott ha deciso di sostituire l’ad Genish con Gubitosi e così la separazione della rete può accelerare in accordo col governo. E’ un affare o un problema per la compagnia telefonica?
Andrea De Vita, Banca Akros
Credo che lo scorporo della rete possa determinare diversi effetti positivi per Telecom. Il primo è che, in assenza di un'integrazione verticale, il gruppo telefonico avrebbe maggiore libertà nella definizione delle offerte commerciali, mentre oggi è soggetto ad alcuni vincoli e restrizioni di carattere tecnico. Il secondo è che, grazie al dimezzamento del debito, godrebbe di maggiore flessibilità nell’uso del capitale, per esempio per investimenti sui prodotti e sul marketing. Terzo, ci sarebbe un dimagrimento non traumatico del personale, visto che una quota sembra destinata a confluire nella newco che resterebbe in mano pubblica. Quarto e ultimo effetto positivo è che si aprirebbero spazi per la creazione di valore per gli azionisti attraverso l’espansione dei multipli conseguente allo scorporo e all’eventuale quota di partecipazione detenuta da Telecom nella newco. Ovviamente, non sappiamo oggi a quanto potrebbe ammontare tale partecipazione. Ma sappiamo che l’intenzione del governo è quella di mantenere pubblica la proprietà dell’infrastruttura, che la “NetCo” sarà fusa con Open Fiber in modo da evitare che le due società si facciano concorrenza e che il nuovo soggetto sarà sostanzialmente un monopolista che godrà del regime Rab (Regulatory asset base) per la determinazione delle tariffe da applicare ai gestori. Va detto, che dalle esperienze conosciute nel mondo di scorporo della rete telefonica Australia e Nuova Zelanda – in Europa nessun paese l’ha mai fatto – i benefici non sono così evidenti.
Andrea Carzana, Columbia Threadneedle
Per rispondere bisogna partire da un altro quesito: qual è il principale problema di Telecom oggi? Il debito, che è pari a circa 25 miliardi di euro. Per cercare di alleggerirlo si è pensato a un’operazione di scorporo che è molto simile a quella fatta da Fiat anni fa con lo spin-off di Cnh, in base al principio che in finanza vuole che la somma delle parti sia maggiore del valore di una singola unità. Togliendo la rete da Telecom e facendola confluire in una nuova società si riesce a deconsolidare anche una parte del debito, circa 15 miliardi secondo una stima su cui c’è il consenso degli analisti. In più a sostegno di quest’orientamento c’è la necessità, espressa dal governo, di mantenere pubblica un’infrastruttura di rete, la cui realizzazione risale a prima della Seconda guerra mondale, attraverso cui viaggiano milioni di informazioni sensibili e strategiche per il nostro paese e non solo. Da questo punto di vista, l’operazione sarebbe positiva perché Tim resterebbe sul mercato con un debito più che dimezzato, ma questo non ne farebbe automaticamente un operatore telefonico competitivo. Credo che il nuovo ad Luigi Gubitosi dovrà agire anche su altri fattori per aumentare la redditività di Tim come gestore puro. Ora il prezzo delle sue azioni sul mercato quota a sconto del 40 per cento rispetto ai principali competitor. In questo non completo apprezzamento da parte degli investitori gioca un ruolo fondamentale una governance poco lineare, secondo i parametri che, per esempio, utilizziamo noi per valutare le società.