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Ecco quanto perdono gli italiani con i Pir

Mariarosaria Marchesano

Dopo la raccolta boom del 2017, i Piani individuali di risparmio scricchiolano. Il rallentamento del primo trimestre si è trasformato in un vero crollo. E intanto il loro valore perde quota 

Milano. Dovevano raggiungere una raccolta di 60 miliardi entro il 2021, invece i Pir (Piani individuali di risparmio) hanno subito un brusco rallentamento quest'anno dopo la partenza esplosiva del 2017. La cosa più preoccupante è che gli italiani che hanno investito in questo strumento finanziario messo a punto dal Mef con l'obiettivo di canalizzare una quota del risparmio nazionale sulle piccole e medie imprese, stanno registrando consistenti perdite. Il dato emerge da una rilevazione di Moneyfarm. “Il focus geografico, quasi esclusivamente domestico, ha mostrato tutte le sue criticità nel corso del 2018 – spiega Moneyfarm in un report – A prescindere dalla tipologia di fondo, infatti, le performance dei Pir oscillano in media tra il -6 per cento e oltre il -20 per cento”. In altre parole, la scelta di indirizzare le risorse raccolte sul made in Italy si è rivelata perdente, perché si è concentrato il rischio su una sola area invece che seguire il principio della diversificazione.

  

Perdita secca se si riscatta oggi

Che cosa vuol dire tutto questo per le famiglie che hanno investito? Chi decidesse di vendere oggi, dovrebbe necessariamente accettare una perdita secca. Chi, invece, decidesse di mantenere il Pir fino alla scadenza naturale (la durata prevista è di cinque anni) allora potrebbe usufruire del vantaggio fiscale che è stato sempre il vero fattore di attrazione di questo tipo di strumento. Per arrivare, però, a ottenere un rendimento alla scadenza bisogna che i fondi “Pir compliant”, 33 in tutto, recuperino nel tempo residuo tutte le perdite subite fino ad oggi per il cattivo andamento della Borsa. Non solo, dovrebbero anche riuscire a mettere a segno un rialzo tale da ripagare le commissioni dei gestori (in questo settore variano dallo 0,5 per cento a oltre il 2 per cento del valore dell'investimento). Il punto è che quando sono stati lanciati, i Pir avevano la prospettiva di un mercato azionario in crescita, dopo i minimi toccati nel 2016. E le cose sono andate secondo i piani fino a maggio 2018. Poi con l'aumento dello spread, Piazza Affari ha imboccato una strada in discesa. Ora, molto dipende da quanto tempo durerà l'euforia degli investitori che stanno scommettendo su un accordo tra governo e Unione europea facendo salire la Borsa. Ma solo un rally di lunga durata potrebbe cambiare il destino dei Pir come prodotto finanziario, offerto agli italiani forse con eccessiva leggerezza.

  

Raccolta in frenata e numero di ipo deludenti

Che il sentiment generale intorno ai Piani individuali di risparmio fosse cambiato, si intuiva dagli ultimi dati di Assogestioni sulla raccolta. Dopo il boom di 11 miliardi nel 2017, la raccolta è andata inesorabilmente diminuendo: 2 miliardi nel primo trimestre 2018, 1,33 miliardi nel secondo trimestre e 475,5 milioni nel terzo (periodo luglio-settembre). Insomma, il totale di quest'anno dovrebbe aggirarsi intorno a 4 miliardi o poco più, meno della metà del 2017 e, comunque, il dato appare non in linea con le rosee previsioni di raggiungere 60 miliardi nel 2021 secondo una ricerca fatta alcuni mesi fa da Intermonte con il Politecnico di Milano. A dire il vero, i Pir hanno cominciato a esaurire la loro spinta iniziale già nei primi mesi di quest'anno, ma il dato del terzo trimestre ci dice che il rallentamento si è trasformato in una vera caduta. Eppure sui Pir si erano concentrate anche tutte le speranze di vedere un grande ritorno di quotazioni su Piazza Affari. In parte è stato anche così, perché il segmento Aim, quello dedicato alle piccole imprese, ha largamente beneficiato dell'enorme liquidità a disposizione vedendo il debutto di una decina di nuove società e di Spac (Special purpose acquisition company). Ma anche in questo caso siamo davvero lontani dall'entusiastica previsione di 500 nuove ipo nel medio termine.

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