Panico Toninelli
Per il Terzo Valico si ricorre al “metodo Ilva”. L’analisi costi-benefici c’è già, ma il Mit si nasconde dietro l’Avvocatura
Roma. Alla fine della fiera rivedremo lo stesso film dell’Ilva e del Tap. Danilo Toninelli da quest’impiccio delle grandi opere ne verrà fuori con il “metodo Di Maio”, invocando il “delitto perfetto” e mostrando le “mani legate” dopo un parere dell’Avvocatura. Sulla Tav la partita è ancora in alto mare, ma per quanto riguarda il Terzo Valico la situazione si sta sempre più definendo e non senza imbarazzi. La decisione di portare a termine la linea Genova-Tortona, che si inserisce nel corridoio Reno-Alpi, è stata già presa a livello politico da un accordo tra Lega e M5s, ora bisogna solo adattare i conti della famosa analisi costi-benefici alle nuove esigenze.
E qui ci sono un po’ di problemi, come emerso dalle prime indiscrezioni sul parere favorevole all’opera – di cui abbiamo parlato un paio di giorni fa – fatte trapelare dal ministero. Ieri il Mit è stato costretto a smentire “le indiscrezioni di stampa circa il presunto responso positivo sull’opera che sarebbe giunto quale esito dell’analisi costi-benefici del professor Ponti”. Perché in effetti l’analisi tecnica di Ponti, da sempre contrario alla realizzazione di Tav e Terzo Valico perché ritenute opere anti-economiche, è sfavorevole: il divario con il break-even, cioè il punto in cui i benefici pareggiano i costi da sostenere, è ancora molto ampio. E per questo motivo l’analisi costi-benefici della struttura guidata dal docente del Politecnico non viene rivelata dal ministero delle Infrastrutture.
Come si farà quindi a far tornare i conti? A colmare questo divario ci pensano gli avvocati che hanno predisposto un’analisi tecnico-giuridica – indipendente dalla prima – che ha il compito di valutare il rischio di maxi-penali.
La versione finale della relazione di questo gruppo di lavoro è arrivata – non a caso – dopo l’analisi costi-benefici, in seguito ad alcune revisioni. La somma di queste due differenti relazioni dirà che l’analisi costi-benefici complessiva promuove il completamento del Terzo Valico e quindi consentirà di supportare la decisione politica già presa in accordo con la Lega. Questo però non risolve i problemi politici di Toninelli, che non solo è ministro di un partito a lungo contrario al Terzo Valico – e che a livello locale ancora si oppone strenuamente – ma si ritrova con un’analisi economica contraria all’opera fatta da un’autorità per il M5s come il professor Ponti.
Terzo Valico, espropri dei terreni nell'alessandrino (foto LaPresse)
Il problema è che Toninelli aveva scelto una commissione che doveva dire di no e ora, a causa del cambiamento del contesto politico, ha bisogno di una pezza d’appoggio che dica di sì. Al ministero avrebbero tanto preferito che anche Ponti si fosse adeguato per scaricare la responsabilità sulla commissione tecnica, ma così non è stato. E di certo non sarà sufficiente, per placare gli animi e convincere la base, dire che c’è un’analisi tecnico-giuridica favorevole. Al ministro serve qualcosa di più per poter dire che lui è “costretto” a dare il via libera al completamento della linea. E così Toninelli ha scelto il “metodo Di Maio”: “L’analisi costi-benefici in senso proprio è stata recentemente completata e verrà pubblicata unitamente alla distinta analisi tecnico-giuridica – ha detto ieri Toninelli durante il question time alla Camera –. Il ministero sta trasmettendo all’Avvocatura dello stato, quale organo terzo di consulenza, la richiesta di un definitivo vaglio”.
E’ in pratica lo schema già visto all’opera sull’Ilva, quando Di Maio denunciò l’irregolarità della gara annunciando di voler “portare tutte le carte in procura”. Rinviando però tutto a un parere dell’Avvocatura dello stato che, guarda caso, successivamente stabilì ciò che si sapeva dall’inizio, ovvero che non era possibile annullare la gara. Quella del “delitto perfetto” e delle “mani legate” è una retorica che non ha funzionato neppure con l’elettorato grillino, ma è l’unica possibile. Infatti è stata utilizzata anche per sbrogliare la matassa del Tap, il gasdotto con approdo in Puglia che in campagna elettorale il M5s aveva promesso di bloccare “in due settimane”. In quel caso fu l’Avvocato del popolo Giuseppe Conte ad annunciare agli elettori grillini e ai comitati di attivisti No Tap che l’opera non poteva essere fermata a causa di “penali” da 20 miliardi di cui si conosceva l’esistenza da sempre.
Il ricorso agli avvocati e all’Avvocatura è lo stesso schema che Toninelli vuole applicare al Terzo Valico per poter giustificare, e far digerire ai propri elettori, l’ennesima promessa elettorale rimangiata. Nel frattempo la Lega osserva le contorsioni di Toninelli, tra analisi tecniche e pareri giuridici, aspettando che l’esito finale dell’analisi costi-benefici sia conforme a ciò che si è deciso in sede politica.