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Politica espansiva inefficace, Italia vicina alla recessione

Mariarosaria Marchesano

Per Barclays l'incertezza politica è la causa del rallentamento economico. Per Goldman Sachs solo la pressione dello spread potrebbe indurre il governo a cambiare marcia sulla politica fiscale

Milano. Prima la reazione dei mercati, ora quella dell'economia reale. L'incertezza politica continua a fare danni all'Italia, che nel terzo trimestre 2018 registra una crescita negativa (meno 0,1 per cento come ha certificato nei giorni scorsi l'Istat) rendendo ancora più insostenibile la manovra economica già bocciata dall'Unione europea. In questa fase, infatti, le maggiori pressioni sul governo gialloverde, affinché modifichi in modo sostanziale la legge di bilancio evitando così l'avvio della procedura d'infrazione, arrivano più dai dati macroeconomici che dagli indicatori finanziari. Gli investitori, infatti, hanno in parte scontato il rischio Italia, e ora sperano sull'esito positivo del negoziato in atto con l'Unione europea, motivo per cui la Borsa sta riprendendo fiato, dopo mesi in discesa, e il mercato dei titoli di stato è meno nervoso con lo spread in diminuzione (intorno a 280 punti base). Ma al ritorno della calma apparente sui mercati – che restano guardinghi fino a quando la querelle con l'Europa non sarà definitivamente risolta – corrisponde un sentiment negativo delle condizioni economiche in cui versa il paese. La crescita sotto zero del terzo trimestre, che dovrebbe essere confermata anche nel quarto, spinge le istituzioni finanziarie internazionali a rivedere ulteriormente al ribasso le stime per il nostro paese.

 

Il pil reale in frenata per la prima volta dal 2014

Secondo la banca d'affari inglese, Barclays, l'Italia nel 2018 crescerà dello 0,9 per cento e non dell'1 per cento come precedentemente previsto. E nel 2019 il pil aumenterà dello 0,4 per cento, molto meno dello 0,9 per cento (il target indicato dal governo nella manovra è dell'1,5 per cento). “L'arresto improvviso registrato nella crescita reale non può essere attribuito esclusivamente a fattori temporanei, ma è principalmente dovuto al rallentamento dei consumi privati e degli investimenti a causa dell'instabilità politica, spiega Fabio Fois, analista di Barclays in una ricerca appena pubblicata. "Ci aspettiamo che i risparmi precauzionali degli italiani continuino a comportare un freno alla domanda interna fino a quando le misure fiscali non saranno attuate dal governo, molto probabilmente nel secondo/terzo trimestre del prossimo anno". Barclays sottolinea anche che il pil reale del'Italia si è contratto per la prima volta dal secondo trimestre del 2014, il che getta un'ombra sulle prospettive generali dell'economia italiana che “è destinata a cambiare marcia considerato che l'instabilità politica persisterà nei prossimi trimestri”. Insomma, l'ipotesi di una recessione per l'Italia è concreta, anche se potrebbe essere “mite” e di “breve” durata.

 

Fitch, il governo vuole attaccare le regole fiscali europee

La visone di Barclays coincide in buona parte con le previsioni della banca d'affari americana Goldman Sachs, anticipate nell'outlook per il 2019 una quindicina di giorni fa e ritornate attuali dopo il dato sulla crescita negativa del pil. Secondo Goldman, l'Italia “flirta” con la recessione all'inizio del prossimo anno e le tensioni sul bilancio pubblico “potrebbero peggiorare prima di andare meglio”. Anche Goldman taglia le proprie stime di crescita sull'Italia ed è proprio il modesto andamento del nostro paese a rappresentare un freno per l'intera area euro che, secondo la banca d'affari, si svilupperà a un tasso inferiore del previsto (dall'1,8 per cento all'1,6 per cento). Il paradosso è che in questa situazione potrebbe essere proprio lo spread un fattore risolutivo, inteso come strumento di pressione necessario per convincere il governo ad attuare una politica fiscale “più ortodossa e credibile per diminuire il debito”. Il rapporto cita l'esempio del Portogallo che nel 2016 “vide lo spread salire a 400 punti base e ciò fu sufficiente per decidere un dietrofront”. In ogni caso, Goldman, le cui previsioni sulla recessione dell'Italia sono “premature” secondo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, non è l'unica a essere scettica su una marcia indietro del governo italiano in assenza di pressioni da parte dei mercati. Intervistato da Reuters, l'analista dell'agenzia di rating Fitch, Michele Napolitano, dubita che la minaccia di una procedura di infrazione per debito eccessivo possa spingere Roma a cambiare il suo piano di bilancio pubblico. “Riteniamo che il governo italiano consideri una buona opportunità attaccare le regole fiscali Ue, specialmente in vista delle elezioni per il Parlamento europeo a maggio prossimo”, conclude l'analista.