Confartigianato ci spiega perché protesta contro il governo
"Abbiamo incontrato Salvini e Di Maio e c'è apertura su alcuni punti, ma restano altri nodi da risolvere. Il governatore Zaia è con noi", dice il presidente degli artigiani veneti
Milano. Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Veneto, è appena sceso dal pullman che lo ha riportato a Vicenza da Milano, dove ha partecipato alla giornata di "Quelli del Sì", presenti sei delegazioni provenienti da tutta Italia per un totale di 2000 piccoli imprenditori e artigiani. "E' stata una giornata intensa, ma ricca di soddisfazioni", esclama al telefono. La sua delegazione, composta da 400 rappresentanti di tutte le province venete, è partita stamattina molto presto con autobus e macchine consapevole di stare andando a manifestare contro un governo che vede la Lega come una delle due forze politiche che lo compongono. Bonomo sembra stanco dalla voce ma si ricarica all'istante perché non vuole perdere l'occasione di farsi sentire. "Che cosa ne pensa il governatore Zaia della nostra iniziativa? Lui è al nostro fianco, anzi ci incoraggia, pensa che abbiamo ragione". Funziona così di questi tempi: il presidente leghista della regione più leghista d'Italia sostiene la protesta degli imprenditori contro l'esecutivo a trazione Lega. Ci sono buoni motivi, però, evidentemente, dietro quest'iniziativa.
"Abbiamo chiesto tante volte incontri al governo, da quando è stato approvato il decreto dignità la scorsa estate. Ma siamo rimasti a lungo inascoltati. Ma come si fa, dico io? Il tessuto imprenditoriale italiano è rappresentato per il 97 per cento da piccole imprese e da artigiani". Bonomo spiega che solo nei giorni scorsi i rappresentanti di Confartigianato sono stati ricevuti a Palazzo Chigi, una volta da Salvini e una volta da Di Maio. "Ci siamo finalmente confrontati e ora speriamo che vengano inseriti nella legge di Stabilità i correttivi sui superammortamenti per l'innovazione, la revisione del codice degli appalti e la compensazione dei crediti e debiti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione". E allora perché siete andati a Milano a protestare? "C'è bisogno di fare arrivare al governo un messaggio forte e chiaro. La giornata milanese ha avuto all'ordine del giorno il tema delle infrastrutture, ma si è discusso un po' di tutto, anche del reddito di cittadinanza sul quale non siamo assolutamente d'accordo perché l'occupazione si crea sostenendo la crescita delle imprese".
Secondo il dossier preparato da Confartigianato, tra il 2009 e il 2017 gli investimenti pubblici in infrastrutture sono crollati del 37,7 per cento provocando la perdita di 122.000 posti di lavoro nel settore delle costruzioni. Esiste, poi, uno "spread", un differenziale, tra gli investimenti che l'Italia dedica questo settore rispetto ad altri paesi europei (17 miliardi in meno), mentre la dotazione infrastrutturale nel nostro paese è inferiore del 19,5 per cento rispetto alla media Ue e nelle otto regioni più manifatturiere (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Marche) il gap sale al 20,6 per cento rispetto alle regioni tedesche. Confartigianato ha fatto il punto su otto opere-simbolo: nuovo collegamento ferroviario Transalpino Torino-Lione, Galleria di base del Brennero, Pedemontana Lombarda, Pedemontana Veneta, Terzo valico dei Giovi, Sistema stradario in Sicilia e linea Alta Velocità-Alta Capacità Napoli-Bari e il Passante autostradale nord Bologna. "In Veneto, come altrove, ci sono opere vitali ferme e il ministro Toninelli continua a dirci che deve capire se sono utili o meno. Ma sono trent'anni che i vari governi fanno studi di fattibilità su queste opere. Non c'è nulla da capire se non che le imprese italiane non potranno mai essere competitive senza un sistema infrastrutturale efficiente".