I risparmi sull'immigrazione diventano un tesoretto per Salvini
Si tratta, secondo alcune stime, di 540 milioni che sarebbe meglio mettere a disposizione del governo per ridurre il deficit
L’articolo 57 del Ddl Bilancio presentato al Parlamento stabilisce che la razionalizzazione della spesa per i centri per l’immigrazione dovrà generare risparmi pari almeno a 400 milioni nel 2019, 550 milioni nel 2020 e 650 milioni nel 2021. Inoltre, il testo stabilisce che se i risparmi fossero più alti di quelli indicati, le somme in eccesso rimarrebbero a disposizione del ministero dell’Interno che potrebbe usarle, previo assenso del ministero dell’Economia, per non meglio precisate esigenze di funzionamento del ministero stesso.
Questa norma presenta alcune importanti criticità. Innanzitutto, non è chiaro come siano stati stimati questi obiettivi di risparmio. Anche il Servizio bilancio dello stato, nel dossier sulla manovra, ha sollevato perplessità in tal senso, evidenziando che andrebbero esplicitati gli elementi sottostanti la stima di minore spesa. Sarebbe quindi utile che il governo facesse chiarezza. Ciò detto, i risparmi che potrebbero essere ottenuti nel 2019 potrebbero essere molto più elevati di 400 milioni, il che lascerebbe a disposizione del ministero somme elevate senza una precisa destinazione d’uso. Guardiamo più da vicino i dati disponibili, focalizzandoci per semplicità sul 2019. Secondo la norma il capitolo di spesa per l’accoglienza dei migranti dovrà valere 1,54 miliardi nel 2019, cioè 400 milioni in meno rispetto alla legislazione vigente (1,94 miliardi di euro). Quindi, se l’ammontare di spesa per accoglienza a fine 2019 sarà pari ai 1,54 miliardi, questo obiettivo di risparmio sarà soddisfatto. Se invece la spesa sostenuta sarà più bassa, la differenza tra questi 1,54 miliardi e l’ammontare effettivamente speso entrerà nelle disponibilità del ministero dell’Interno e potrà essere spesa per esigenze di funzionamento.
Con i dati attualmente disponibili si può stimare che il costo dei centri per l’immigrazione nel 2019 (il cui funzionamento è regolato dal capitolo di spesa su cui interviene il Ddl di Bilancio) potrebbe essere pari a circa un miliardo, portando il risparmio a 940 milioni. Se così fosse, i risparmi che entrerebbero nella disponibilità del Viminale (cioè la differenza tra i 940 milioni di rispiarmi effettivamente conseguiti e i 400 milioni di risparmio minimo previsti) sarebbero pari a 540 milioni. E’ utile andare a vedere i calcoli nel dettaglio e capire cosa determini risparmi così importanti.
Consideriamo per ora l’effetto della sola diminuzione delle presenze nei centri d’accoglienza che si verificherà nel 2019 a seguito della continua diminuzione degli sbarchi. Ipotizziamo che per gli ultimi mesi del 2018 e per tutto il 2019 si registri la stessa riduzione mensile media delle presenze registrata da ottobre 2017 a ottobre 2018 (3.410 presenze in meno ogni mese). Essendo state le presenze nell’ultimo dato del 31 ottobre circa 135 mila, le presenze nel 2019 sarebbero circa 125 mila a gennaio e 87 mila a dicembre. Il numero medio di migranti presenti nel 2019 sarebbe quindi di 106 mila unità. Applicando il costo medio giornaliero di 35 euro per migrante, il totale della spesa nel 2019 sarebbe di circa 1,35 miliardi. Rispetto alla spesa a legislazione vigente di 1,94 miliardi, il risparmio complessivo sarebbe di 590 milioni, già in eccesso rispetto all’obiettivo di riduzione delle spese di 400 milioni previsto dalla legge di Bilancio per il 2019. La differenza (190 milioni) sarebbe interamente a disposizione del Ministero.
Occorre notare che le probabilità che questa diminuzione delle presenze nei centri d’accoglienza si realizzi sono molto elevate. Si consideri: (i) la notevole e stabile riduzione degli sbarchi registrata da luglio 2017 a oggi; (ii) la stringente revisione in materia di accoglienza contenuta nel decreto Sicurezza; (iii) il continuo deflusso dai centri per l’immigrazione riportato dai dati del cruscotto statistico del ministero da ottobre 2017 a oggi.
Ma ai risparmi derivanti dalla riduzione delle presenze si aggiungeranno anche quelli derivanti dalla revisione del costo medio giornaliero di 35 euro per migrante. In una conferenza stampa del 7 novembre 2018, il ministro dell’Interno e il capo prefetto del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione hanno dichiarato che i nuovi schemi di capitolato per le strutture d’accoglienza permetteranno di ridurre il costo giornaliero sostenuto per i migranti dai 35 euro attuali a un range di 19-26 euro (è previsto che le strutture con più migranti dovranno registrare un costo per migrante più basso, mentre alle strutture più piccole sarà concesso di sostenere spese per migrante fino a 26 euro). Ipotizzando che la riduzione del costo per migrante non avvenga interamente nel primo anno (a causa della necessità delle prefetture di bandire le nuove gare per le strutture d’accoglienza) e che il costo medio per migrante il primo anno sia pari alla soglia massima di 26 euro dichiarata dal ministro, l’accoglienza dei 106 mila migranti nelle strutture costerebbe complessivamente un miliardo di euro nel 2019. In questa ipotesi, il risparmio rispetto alla legislazione vigente (1,94 miliardi) sarebbe di 940 milioni e, al netto del risparmio- obiettivo di 400 milioni, la somma a disposizione del ministero salirebbe a 540 milioni.
Molto del risparmio dipenderà dalla rapidità con cui si abbasserà il costo medio per migrante a seguito della revisione dei 35 euro, e da quale sarà il costo effettivo alla fine del processo. Per esempio, ipotizziamo che già nel primo anno il costo medio per migrante diventi pari al valore medio del range di 19-26 euro dichiarato dal ministro (22,5 euro). Se così fosse, la spesa nel 2019 si abbasserebbe a circa 870 milioni e la somma a disposizione del ministero sarebbe pari a 670 milioni.
Vista la dimensione delle somme potenzialmente a disposizione del ministero dell’Interno, sarebbe opportuno considerare se esista un uso più opportuno delle stesse. Certamente potrebbero essere destinate alla riduzione del deficit o, comunque, potrebbe essere definito in modo più chiaro come il ministero le possa utilizzare.
Nota dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli, da oggi disponibile online sul sito web dell’Osservatorio