Così la Commissione ha fatto rimangiare il sovranismo all'Italia
Investimenti ridotti di oltre 4 miliardi, 2 miliardi in pegno per dimostrare buona fede e aumento dell'Iva dal 2020. Così i gialloverdi hanno evitato il commissariamento
La trattativa infinita tra il governo italiano e la Commissione europea, che oggi ha raggiunto un punto di svolta, non sembra ancora definitivamente chiusa. Il consiglio dei Commissari ha detto di aver accettato la nuova versione della manovra di bilancio, stravolta rispetto alla stesura iniziale, che prevede risparmi per 10,25 miliardi e un deficit nominale che dal 2,4 per cento scende al 2,04. Soprattutto, sono state ridimensionate le stime di crescita fino a ora difese senza esitazione dal governo italiano: invece dell'1,5 e dell'1,6 per cento, il pil per il 2019 e per il 2020 sarebbe dell'1 per cento. Un dettaglio che ha permesso di evitare aggiustamenti al deficit strutturale, mentre a luglio la Commissione aveva chiesto un aggiustamento dello 0,8 per cento. L'accordo prevede anche diversi cuscinetti da attivare nei prossimi anni per garantire che i conti pubblici siano in sicurezza, dalle clausole di salvaguardia a risorse congelate.
"Il bilancio italiano ora è molto più realista, vicino alle regole, con modifiche considerevoli", ha detto il vicepresidente Valdis Dombrovskis, aggiungendo che l'Italia resterà sorvegliata dalla Commissione, che ne monitorerà il mantenimento degli impegni. "Se qualcosa andasse storto" in Parlamento, al momento dell'approvazione della finanziaria, la Commissione potrebbe tornare a ragionare sull'apertura della procedura a gennaio, ha detto Dombrovskis. "La composizione delle misure annunciate e della manovra nel suo complesso desta ancora preoccupazione", ha aggiunto, spiegando che "la soluzione raggiunta non è ideale ma evita per il momento l'apertura della procedura di infrazione".
Il nodo del negoziato è aver trovato un accordo sul deficit strutturale. All'inizio della trattativa si era partiti da un peggioramento del disavanzo strutturale dello 0,8 per cento per il governo e dell'1,2 per cento per la Commissione e ora si è arrivati al compromesso di non apportare variazioni rispetto all'anno scorso. Un compromesso reso possibile sulla base delle nuove stime sulla crescita del paese, che peggiorano, e insieme alla riduzione del deficit nominale aprono uno spazio per evitare aggiustamenti su quello strutturale. Evitando così di innescare la procedura di infrazione pur non rispettando pienamente le regole del patto di Stabilità per via del debito pubblico al 130 per cento del pil. D'altra parte, andare incontro alla procedura di infrazione avrebbe significato tagliare di un ventesimo all'anno la parte del debito eccedente al 60 per cento del pil, secondo il limite stabilito dal patto di Stabilità. "Una sforbiciata di 63,7 milioni di euro all'anno", ha detto Mario Centeno al Corriere qualche mese fa, "almeno per qualche anno". Un commissariamento di fatto dell'economia italiana da parte della Commissione.
La nuova finanziaria prevede dunque misure per 9,3 miliardi e 3,15 miliardi di flessibilità da utilizzare per la messa in sicurezza di viadotti, ponti, strade e gallerie e per gestire i rischi connessi al dissesto idrogeologico. Ci sono inoltre 2 miliardi di fondi congelati, fermi a garanzia del deficit strutturale che potranno essere spesi solamente se viene rispettato l'obiettivo di un deficit nominale al 2,04 per cento del pil. A questo si aggiunge un'altra garanzia per tenere sotto controllo i conti pubblici e cioè l'aumento dell'Iva, con le clausole di salvaguardia che potrebbero essere attivate già dal 2020 per sbloccare 9,4 miliardi. I 10,25 miliardi di risparmi derivano invece da un taglio di 4,2 miliardi degli investimenti previsti – volano per la crescita del paese, ha detto più volte in questi mesi Giovanni Tria –, da una riduzione della spesa per reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni pari a 4,6 miliardi e da 450 milioni di entrate da tasse su scommesse e gioco d'azzardo.