Appunti sul futuro energetico del pianeta per una transizione sensata e non allarmista
Ecco come dovrà evolvere il settore dell'energia per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici
Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Marco Brun, ceo di Shell Italia, al convegno dell’Aiee, “Current and Future Challenges to Energy Security”. Milano, 11 dicembre.
Nel mio intervento mi soffermerò sul contesto mondiale nel quale ci muoviamo, dando uno sguardo ai recenti trend sociali, economici, energetici e ambientali – per poi vedere come il settore energetico dovrà evolvere per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici. I consumi di energia crescono più che proporzionalmente rispetto alla popolazione perché aumenta nel mondo la classe media che moltiplica l’effetto sulla domanda di energia già innescato dalla crescita demografica. Nella sola Asia il ceto medio potrebbe passare nei prossimi dodici anni dal miliardo e mezzo scarso di persone di oggi, ai tre miliardi e mezzo. Il mondo presenta tuttora però ampie sacche di ineguaglianza, se consideriamo che un miliardo e cento milioni di individui non hanno accesso all’energia elettrica.
Il pil globale è aumentato, solo nel 2017, del 3,7 per cento rispetto all’anno precedente arrivando a sfiorare gli 80 trilioni di dollari. Ma sempre nel 2017 sono aumentate anche le emissioni di CO2 in atmosfera di circa un punto e mezzo percentuale. Ciò che allarma è proprio questo cambio di traiettoria delle emissioni, che hanno invertito il trend di sostanziale stabilità dei tre anni precedenti. Non solo. Nel 2017 la domanda energetica è cresciuta del 2,1 per cento, contro lo 0,9 della media degli ultimi 5 anni: una crescita più che doppia rispetto al recente passato. In valore assoluto parliamo di circa 300 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti in più. Il dato che qui ci interessa però non è tanto la crescita della domanda in sé, quanto il fatto che all’aumento della domanda ha corrisposto una crescita della produzione di tutte le fonti di energia, incluso il carbone che ha in tal modo invertito il trend di decrescita.
Il mix energetico mondiale appare oggi caratterizzato dalla predominanza dei combustibili fossili, che coprono ancora l’85 per cento del mix, dal quasi monopolio del petrolio come fonte energetica per il settore del trasporto e dalla forte presenza del carbone nel mix produttivo elettrico (oggi al 40). Come dunque dovrebbe trasformarsi il sistema energetico per supportare il raggiungimento degli obiettivi climatici sanciti nel 2015? Servono trasformazioni enormi e tali da richiedere sforzi economici e organizzativi senza precedenti. Ecco allora un possibile profilo di come potrebbe essere il sistema energetico al 2070, secondo “Sky”, l’ultimo scenario energetico elaborato quest’anno da Shell.
Marco Brun ceo Shell Italia (foto Imagoeconomica)
Il primo elemento che balza all’occhio è l’aumento dell’elettrificazione sul totale dei consumi. Per quanto sia un fenomeno in crescita, essa pesa oggi per circa un quinto sul sistema energetico mondiale, con una domanda globale di circa 23 mila TWh. Affinché in futuro l’elettricità sprigioni il suo potenziale come vettore di energia a basse emissioni è necessario:
a) che aumenti progressivamente la share di elettrico sul totale consumi energetici;
b) che cambi il mix generativo, favorendo l’incremento delle rinnovabili e la sostituzione del carbone con il gas per traghettare la produzione di energia elettrica verso sempre minori livelli emissivi. La quota di energie rinnovabili nel mix generativo elettrico deve passare dal 25 per cento odierno a oltre il 70 al 2050.
In questo contesto il settore trasporti è particolarmente interessante. Non dovrà più essere appannaggio totale del petrolio ma – pur continuando a utilizzare combustibili tradizionali – dovrà alimentarsi con diverse fonti energetiche aprendo all’elettrico, allargando al gas naturale e ai suoi derivati, e prevedendo tecnologie nuove non ancora mature, quali per esempio l’idrogeno. L’evoluzione tecnologica dovrà giocare un ruolo primario.
Questo è il messaggio principale che arriva dal sistema energetico del futuro: la concorrenza di tutte le fonti energetiche. Con l’obiettivo di alimentare lo sviluppo, sostenere una giusta distribuzione dell’accesso all’energia e la crescita in maniera omogenea. Ma senza dimenticare il ruolo di spina dorsale delle fonti tradizionali: è di solo pochi giorni fa il warning dell’agenzia internazionale dell’energia sulla possibilità di un nuovo shock petrolifero, dal momento che già entro il 2025 l’offerta potrebbe non bilanciare la domanda di petrolio, che continua a crescere.
La trasformazione integrale del settore energetico implica sforzi enormi. Un dato su tutti: secondo l’Ipcc, la spesa media annuale per i prossimi dieci anni per l’adeguamento del solo sistema energetico si aggirerebbe sui 2,4 trilioni di dollari: il 2,5 per cento del prodotto interno lordo mondiale. E tenendo conto che, pur giocando un ruolo importante, il settore energetico non è l’unico responsabile delle emissioni di CO2, per cui oltre ad aggredire il problema dal lato delle emissioni occorrerà diminuire lo stock di CO2 presente in atmosfera sia investendo in impianti di Carbon Capture and Storage sia ricorrendo alle cosiddette Nature-based solutions, quali per esempio la riforestazione. Anche qui però la sfida è immensa.
Basti pensare che per supportare il raggiungimento degli obiettivi climatici occorrerebbe riforestare un’area di 10 milioni di km2. Uno sforzo non da poco e in controtendenza, se consideriamo che dal 2000 ad oggi abbiamo perso l’8,4 per cento di aree forestali sul pianeta, per circa 3 milioni di km2. Misurare le emissioni annue di CO2 non basta. Il ciclo del carbonio è complesso, e sarebbe forse più corretto indirizzare maggiore attenzione verso lo stock di anidride carbonica esistente in atmosfera. In questo senso, sarebbe opportuno parlare di budget di anidride carbonica a disposizione e mettere tale budget in relazione ai quantitativi globali che l’ambiente riesce a sostenere, sottolineando in questo modo il concetto che stiamo parlando di una risorsa finita e che come tale è preziosa, soprattutto se si considera che il consumo del budget oggi risulterà in una riduzione di quello a disposizione per le generazioni future.