(Foto Imagoeconomica)

La rivolta social contro il blocco delle trivelle

Gregorio Sorgi

Così gli operai di Ravenna hanno convinto Salvini a fare un passo indietro

 

Con il passo indietro della Lega sul blocco alle trivelle proposto dal Movimento cinque stelle si è aperto un nuovo terreno di scontro nel governo. Ieri Matteo Salvini ha detto a Porta a Porta che “non si può dire di no per partito preso alla ricerca di energia in mezzo al mare”. La precisazione del leader leghista è stata accolta con sollievo dagli operai del settore, che nei giorni scorsi si erano mobilitati su Facebook per convincere Salvini a fare un passo indietro. “Nel mondo in cui viviamo lo spazio social vale più di quella fisico, ormai è un fatto assodato”, spiega al Foglio Gianni Bessi, consigliere regionale del Pd alla regione Emilia-Romagna, molto attento alle politiche energetiche. Bessi aveva scritto un appello sul sito d'informazione Start Magazine rivolto ai “caschi gialli” del settore energetico in cui li invitava “a fare sentire la propria voce... e a mobilitarsi sotto i palazzi del potere”.

 

I dipendenti hanno avviato una campagna social rivolta ai due azionisti del governo, e in parte hanno raggiunto il loro obiettivo. “La Lega si è espressa contro il blocco delle trivelle, il M5s ancora no – dice Bessi – I no Tav e i no Vax hanno occupato una piattaforma e prodotto una cultura. Noi abbiamo contrapposto una reazione uguale”. L'appello di Bessi è stato condiviso dalla pagina Facebook “I lavoratori invisibili dell'Oil & Gas” e ha ottenuto 15mila visualizzazioni.

 

Il settore energetico è fondamentale per Ravenna: vengono impiegati circa 10 mila operai in 976 aziende, secondo i dati di Unioncamere. Eppure, ci sono anche altre zone di Italia, come il Veneto e la Lombardia, in cui il blocco delle attività estrattive preoccupa i lavoratori. “Ho ricevuto messaggi da Ragusa, Pescara, dalla Basilicata. Si sono mobilitati tutti gli operai delle aziende nel settore energetico e del gas. Gli ho consigliato di non essere aggressivi sui social e di raccontare la propria esperienza”, spiega Bessi.

 

Il consigliere regionale rivendica con orgoglio i messaggi che continua a ricevere dagli operai: “Mi hanno chiesto di smuovere un movimento virtuale, spontaneo e apolitico su Facebook. Poi, se necessario, andremo a manifestare di persona”. Anche se, riconosce Bessi, “per un operaio può essere difficile andare Roma: deve prendere un giorno di ferie, o rinunciare allo stipendio. Le piattaforme virtuali funzionano meglio”. L'apparato social degli operai del settore energetico era stato creato durante il referendum sulle trivelle del 2016, ed è stato rianimato dall'annuncio di un emendamento al dl Semplificazioni per bloccare le concessioni petrolifere per 36 mesi.

 

Ogni anno vengono prodotti 2,7 miliardi miliardi di metri cubi di gas nel distretto settentrionale, di cui fa parte Ravenna. Il piano di investimento dell'Eni prevede un aumento fino a 4 mila metri cubi l'anno, ma tutto potrebbe cambiare se il ministero dell'Ambiente non firmerà le autorizzazioni. “La politica energetica viene decisa dal governo, non dalle aziende – spiega Bessi – e quindi le scelte del governo possono avere un impatto enorme. Noi non ci rassegneremo: la settimana prossima l'emendamento sul blocco delle trivelle arriverà in commissione al Senato e noi continueremo la nostra mobilitazione”.

Di più su questi argomenti: