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Il decreto Semplificazioni è diventato un calderone

Maria Carla Sicilia

Dall'oil&gas a Flixbus, passando per l'economia circolare e le farmacie. Ecco le imprese appese al filo dei disaccordi M5s-Lega che aspettano di conoscere il testo 

Arriva il decreto Semplificazioni. Anzi no, non arriva, slitta ancora, e no, non semplifica, ma complica la vita a molti settori imprenditoriali. Doveva approdare martedì nelle commissioni Lavori Pubblici e Affari Costituzionali del Senato, ma l'avvio delle votazioni è ancora rimandato e non c'è neppure il fascicolo degli emendamenti. Eppure il governo conferma di voler portare il provvedimento in aula il 22 gennaio e secondo fonti parlamentari, per non perdere altro tempo, starebbe pensando di ricorrere al voto di fiducia. Alla base del ritardo c'è il disaccordo tre Lega e M5s su alcuni temi che in origine non erano contemplati nel decreto dedicato alla sburocratizzazione, che doveva servire a "eliminare decine e decine di leggi inutili per gli imprenditori italiani", diceva Luigi Di Maio. 

    

La moratoria ai permessi di ricerca ed estrazione di gas e petrolio è uno dei punti su cui la sintesi tra i due azionisti di governo tarda ad arrivare. Se da una parte il ministero dello Sviluppo economico ha comunicato in via ufficiale la sua versione dei fatti, annunciando un emendamento che sospende per un massimo di tre anni le attività in corso e quelle da autorizzare, dall'altra la Lega ha fatto sapere di non essere disposta a sostenerlo. Di certo c'è che una norma di questo tipo ha poco a che fare con la semplificazione per le imprese, almeno per quelle dell'Oil&gas che si trovano già oggi disarmate di fronte all'eventualità di dover cambiare i propri piani di breve e lungo termine, in attesa di sapere come andrà a finire. 

  

Attente e preoccupate sono anche le imprese che si occupano di economia circolare. Nel dl Semplificazioni, che sembra ormai raccogliere tutte le norme rimaste fuori dai precedenti provvedimenti, è tornato di nuovo un emendamento a firma del M5s che era stato accantonato dalla manovra di Bilancio. Mentre, secondo quanto risulta al Foglio, non sarebbe stato depositato l'emendamento della Lega, di visione opposta a quello dell'alleato di governo almeno sul tema delle autorizzazioni agli impianti: da una parte in capo alle Regioni, incaricate di valutare caso per caso (Lega), dall'altro (M5s) in capo al ministero dell'Ambiente, che per decreto dovrà stabilire i criteri validi per determinare quando un prodotto può non essere considerato più rifiuto. 

   

C'è anche il fronte trasporti ad aspettare il testo definitivo del decreto. Dalla risoluzione delle tensioni tra Ncc e taxi, destinate a essere risolte con un emendamento della Lega invece che con un apposito decreto legge, fino alla norma che metterebbe fuori gioco Flixbus. Se passasse all'esame così come depositato da alcuni senatori della Lega, l'emendamento imporrebbe a Flixbus di dotarsi di un numero congruo di autisti e di una flotta di bus per poter continuare a operare. In pratica di cambiare completamente natura, visto che al momento l'azienda tedesca si limita a lavorare in partnership con altre compagnie, offrendo loro il suo marchio e la sua piattaforma di prenotazione.

        

Nuovi vincoli potrebbero infine arrivare anche per il settore farmaceutico, tirato in mezzo al calderone. Anche in questo caso si tratta di complicazioni invece che semplificazioni, perché l'emendamento firmato M5s obbligherebbe le società proprietarie di farmacie ad avere almeno il 51 per cento del capitale sociale in mano a farmacisti iscritti all'albo, tornando indietro rispetto a quanto approvato nel 2017 con il decreto annuale sulla concorrenza. La norma avrebbe l'effetto di determinare lo scioglimento delle stesse società che entro sei mesi non modificano la propria composizione societaria. 

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