Furlan ci spiega perché il governo fa il contrario di quello che serve
“Una manovra nemica di crescita e lavoro. Si bloccano gli investimenti e si ricorre ai sussidi”. Parla il segretario della Cisl
Roma. A seguire il ragionamento di Annamaria Furlan, l’analisi sul governo grilloleghista è presto fatta: “È il governo alla rovescia. Bloccano quello che dovrebbero rilanciare, e finanziano quello che dovrebbero ridurre. Bloccano le infrastrutture, grandi e piccole, che collegherebbero il sud al nord del paese, e il nord al resto d’Europa, e così facendo congelano 100 miliardi di finanziamenti e tra i 4 e i 500.000 posti di lavoro. E poi finanziano misure assistenzialistiche che dovrebbero ridurre la disoccupazione”. Si riferisce al reddito di cittadinanza, la segretaria nazionale della Cisl, che tuttavia, spiega, ancora non ha avuto modo di vedere nella sua versione definitiva: “D’altronde – sorride – questo è anche il governo del rinvio: il giorno buono per la pubblicazione dei provvedimenti è sempre il prossimo”. Ha visto, invece, il video della Casaleggio Associati: una distopica profezia sulla fine del lavoro nel 2054. “Qualcuno dovrebbe spiegare a Casaleggio che per vedere il paese senza lavoro non serve certo aspettare il 2054. Basta andare, oggi, in molte province dell’Italia, specie quelle del sud”. Proprio quelle per le quali è stato pensato il reddito di cittadinanza, però. “Un’illusione, un inganno. Tre proposte di lavoro per ciascuna persona in zone come Crotone, Agrigento, Napoli? Ma se lì i dati parlano di tre offerte ogni trentamila abitanti… Ma di cosa stiamo parlando?”.
È pessimista, Furlan? “Sono obiettiva. I dati parlano chiaro: quelli sulla produzione industriale sono il preludio della recessione”. Luigi Di Maio parla invece di un boom economico imminente: è ottimista, lui. “E’ un ottimismo fondato sul nulla, e per questo irresponsabile. E lo dimostra il fatto che, progressivamente, anche il governo si stia ricredendo. Quando tutti gli analisti segnalavano il rischio di un rallentamento dell’economia a livello globale, Lega e M5s scrivevano una manovra in cui prevedevano una crescita dell’1,5 per cento. Poi la hanno ridotta all’1, ora il ministro Tria accenna alla possibilità di una stagnazione”. La legge di Bilancio non la rassicura? “Al contrario. E’ una manovra che non contiene alcuna leva per la crescita e lo sviluppo. E anzi taglia di 5,8 miliardi in tre anni il fondo d’investimenti alle amministrazioni centrali, di 1,2 miliardi quello per le amministrazioni territoriali”.
È il governo del cambiamento. “È nemico del cambiamento: quella che stiamo vivendo è la transizione del lavoro verso la digitalizzazione e l’informatizzazione. E loro che fanno? Tagliano i finanziamenti alla digitalizzazione di Impresa 4.0. Errore drammatico. C’è una grave mancanza di dialogo tra la scuola e le imprese, e loro che fanno? Dimezzano gli stanziamenti e le ore destinate all’alternanza scuola-lavoro. Per non dire poi delle assurdità più incomprensibili”.
Perché non dirle? “E allora diciamo: si finanzia un ecobonus per le auto elettriche, ben sapendo che in Italia non ci sono produttori di auto elettriche. E in più si introduce una tassa che disincentiva gli investitori del settori, salvo poi lamentarsi quando Fca annuncia un disimpegno. Fanno il contrario di quello che serve. Il ministro Bongiorno annuncia 450.000 nuovi lavoratori nella Pa, e poi congelano le assunzioni per un altro anno”. E quota 100? “Sarà una opportunità per alcune persone: andare in pensione qualche anno prima. Anche se, per contro, il blocco della perequazione, proprio ora che si sarebbe potuta sbloccare, è inaccettabile. E poi manca qualsiasi attenzione ai giovani: stiamo creando un esercito di futuri vecchi poveri”.
Glielo avete detto, al governo? “Avremmo voluto, se non fosse che il premier Conte si è degnato di incontrarci una sola volta, in otto mesi. Anche per questo il nove febbraio scenderemo in piazza: se non vuole ascoltare noi, dovrà quantomeno ascoltare i milioni di lavoratori che manifesteranno”. Dovrà? “Lo spero”. E’ ottimista, Furlan. “Be’, Di Maio crede nell’arrivo del boom economico. Io sono meno pretenziosa”.