Il reddito di cittadinanza è pronto? Ecco cosa dice il decreto
Parte la corsa contro il tempo per avere gli assegni da aprile, ma per riformare i centri per l'impiego le risorse sono limitate. Anche gli stranieri tra i beneficiari
Il decreto c'è, i fondi pure, e ora il governo ha finalmente svelato le carte su come funzionerà il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5s che dovrebbe raggiungere poco meno di un milione e mezzo di nuclei familiari, per un totale di circa 5 milioni di persone. Gli assegni saranno di importi molto diversi in base ai requisiti e per ogni richiedente sarà attivato un percorso di presa in carico da parte delle agenzie per il lavoro o dei servizi sociali, a fronte di un costo complessivo per lo stato di 5,95 miliardi nel primo anno. Avranno diritto all'assegno anche agli stranieri, sono previste compensazioni non economiche per raggiungere l'importo dovuto e ci sono tempi strettissimi per l'avvio, mentre sono limitate le risorse per riformare i centri per l'impiego.
Per accedere alla misura, ogni nucleo deve avere un reddito Isee inferiore ai 9.360 euro annui. Ci sono poi altri vincoli legati al patrimonio mobiliare, che variano in base ai componenti della famiglia: un single può possedere fino a 6mila euro, che diventano massimo 20mila per le famiglie. Nessuno dei familiari deve aver comprato un'automobile nei sei mesi precedenti, una moto con cilindrata maggiore di 250 cc nei due anni precedenti o essere proprietario di una nave: altrimenti il sussidio salta per tutti. Se si è proprietari di una seconda casa o di altre tipologie di immobili, questi non possono avere un valore superiore ai 30mila euro. I figli sono considerati parte del nucleo familiare fino ai 26 anni, poi, se non conviventi, possono richiedere il reddito per sé stessi invece di partecipare all'assegno di famiglia. Non è un requisito essere disoccupati, probabilmente perché si suppone che il limite reddituale escluda i lavoratori.
Secondo la relazione tecnica del decreto saranno 256mila gli stranieri che beneficeranno del reddito di cittadinanza, nonostante i paletti inseriti per venire in contro alla promessa elettorale di stanziare soldi per i soli italiani. Si può fare domanda, infatti, anche se si è lungo soggiornanti o cittadini europei, basta che si risieda in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa.
Entro un mese dall'entrata in vigore del decreto l'Inps dovrà preparare il modulo da usare per fare domanda. Da febbraio, poi, dovrà essere online il portale a cui accedere per inviare i propri dati, che in alternativa possono essere presentati alle Poste o ai Caf. A quel punto parte la verifica dei requisiti, uno dei passaggi più delicati da applicare, soprattutto se si tratta di nuclei familiari che devono rispondere a criteri più complessi. In caso di esito positivo, arriverà a casa una lettera con cui si avrà diritto di ritirare alle Poste la card prepagata con sopra l'importo già caricato.
A quel punto sarà obbligatorio per tutti i membri maggiorenni della famiglia, tranne gli studenti e gli anziani, iscriversi a un corso di formazione, a un programma per la ricerca di un lavoro oppure, in condizioni particolarmente complesse, prendere contatti con i servizi sociali. In questo caso si parteciperà a progetti di pubblica utilità per 8 ore a settimana. Si avrà diritto all'assegno per 18 mesi, durante i quali si possono ricevere fino a un massimo di tre offerte di lavoro: la prima entro i 100 chilometri dalla residenza, la seconda entro i 250 chilometri e la terza in tutta Italia.
Il credito sulla card sarà di 500 euro per un single che guadagna 0 euro, ma la cifra è da considerarsi un'integrazione e va a scalare in base al reddito già percepito, fino ad arrivare appunto ad avere 780 euro al mese. Per le famiglie l'importo è da calcolare in base ai componenti: l'esempio più remunerato è quello con due figli minorenni, che prevede 1.050 euro al mese. A questo si aggiunge un'integrazione per l'affitto (280 euro) o per il mutuo (150 euro), se se ne ha diritto. Il decreto dice inoltre che possono essere previste misure non monetarie, come agevolazioni per i trasporti, per l'istruzione o per le cure sanitarie. L'importo dovrà inoltre essere speso tutto nel mese di riferimento.
Sarà una corsa contro il tempo per fare in modo che i primi assegni siano davvero erogati ad aprile e a essere coinvolti sono in prima linea i Caf e l'Inps, che dovranno interpretare le modalità di accesso e funzionamento del sussidio, a prima lettura tutt'altro che di semplice applicazione. Potrebbero infatti crearsi situazioni di conflitto dei requisiti, soprattutto nel caso di famiglie, mentre sarà tutta da sperimentare la rete di controlli su cui il governo conta per limitare che con dichiarazioni false oppure omesse prenda il reddito chi non ne ha diritto.
La misura, insomma, è quasi pronta a debuttare, ma manca ancora un punto fondamentale: la riorganizzazione dei centri per l'impiego, un passaggio necessario affinché quelle che Luigi Di Maio chiama “norme anti divano” siano efficaci. Le risorse che il decreto destina a questo scopo sono 473 milioni per il 2019 e 44 milioni per il 2020, una cifra inferiore a quanto previsto dalla legge di Bilancio, che stanzia fino a 1 miliardo l'anno nei primi due anni. Con questi soldi dovranno essere assunte anche 6mila persone (i cosiddetti "navigator") che, alle dipendenze di Anpal servizi, l'agenzia per il lavoro, si occuperanno di prestare assistenza alle migliaia di domande previste.