Tim crolla in Borsa. L'Italia non è un mercato profittevole
Il titolo del gruppo tlc perde quasi il 9 per cento dopo aver annunciato che nel 2018 le attività domestiche chiuderanno in rosso, con impatti negativi anche sul 2019. Seduta positiva per i listini europei
Milano. Crollano le azioni di Telecom Italia oggi a Piazza Affari, in una giornata positiva per il listino milanese e le altre Borse europee sulle attese dei progressi nei rapporti tra Stati Uniti e Cina sul fronte commerciale. Ieri sera il gruppo tlc ha annunciato che l’esercizio 2018 si chiuderà con un "Ebitda domestico" in rosso (cioè il margine operativo relativo alle attività italiane) e ha fatto sapere che le dinamiche competitive che hanno impattato il 2018 influiranno anche sul 2019. Insomma, un warning vero e proprio che ha già avuto un impatto negativo nella fase di afterhours di Borsa ieri sera. E stamattina, dopo due ore di contrattazioni, le azioni Telecom Italia registrano un calo del 9 per cento al prezzo di 0,4796 euro. Sostanzialmente stabili negli ultimi tre mesi, le azioni hanno perso circa 30 punti percentuali rispetto a un anno fa. A fronte di questa situazione, gli analisti hanno cominciato a tagliare le stime sulla società che presenterà il piano 2019-2021 al cda convocato per il 21 febbraio (tra le altre cose, è stato anche comunicato che l’indebitamento finanziario netto consolidato rettificato è atteso in quota di 25,2 miliardi di euro).
Intanto, i mercati del Vecchio Continente – comprese Parigi, Francoforte e Londra – tentano un rimbalzo dopo le perdite accumulate ieri sulla scia della vicenda Brexit. Incoraggiati dalla buona performance delle piazze asiatiche, con Tokyo che ha chiuso in rialzo dell'1,3 per cento e di Wall Street, che ieri ha chiuso con un progresso dello 0,7 per cento, dopo che i funzionari Usa stanno discutendo la rimozione di alcuni dazi sulle importazioni cinesi per tentare di calmare i mercati e dare a Pechino un incentivo per fare concessioni più ampie nell'ambito delle trattative commerciali.
Tra i casi particolari di Piazza Affari – che oggi è sostenuta da energeici e finanziari – si registra quello del gruppo svizzero BB Biotech, che, quotato anche in Germania e in Italia, acquista partecipazioni in società attive nel settore caratterizzato da un'elevata crescita, ed è uno dei maggiori investitori in questo comparto. Al termine di un anno volatile per il settore delle biotecnologie, sulla base dei dati consolidati, BBiotech ha chiuso l'esercizio 2018 con una perdita pari a circa 471 milioni di franchi svizzeri a fronte di un utile da 688 milioni dell'esercizio precedente. In quanto società di partecipazioni, il risultato operativo, sottolinea una nota, di utile/perdita riflette l'andamento dei corsi azionari delle aziende detenute in portafoglio.
Seduta molto positiva per Eni e Saipem, che hanno annunciato, rispettivamente, l'aggiudicazione di nuove licenze esplorative in Norvegia e nuovi contartti in Arabia Saudita. Nel comparto bancario, invece, continua a registrarsi una certa tensione, nonostante le buone performance di Unicredit e Intesa, per le situazioni di crisi di alcuni istituti. Ma la scena è dominata da Carige (il cui titolo è sospeso da alcune settimane), che ha reagito con durezza al downgrade dell'agenzia di rating Fitch. “Riteniamo doveroso nell’interesse dei propri clienti e di tutti gli stakeholders interessati, precisare che quanto rappresentato dall’Agenzia evidenzia la mancata comprensione dei recenti avvenimenti che hanno interessato Carige", ha scritto il board della banca ligure in un comunicato mettendo in discussione la professionalità e la diligenza di Fitch nello svolgimento del proprio lavoro.
Tra gli appuntamenti macroeconomici che avranno la maggiore influenza sull'andamento dei mercati oggi, è previsto dal Regno Unito l'annuncio del dato vendite al dettaglio, atteso in calo dello 0,8 per cento, che rappresenta l'indicatore più importante riguardante la spesa dei consumatori ed è fortemente indicativo della maggior parte dell'attività economica complessiva. Gli investitori guardano anche al dato sulla produzione industriale degli Stati Uniti, che misura la variazione, al netto dell'inflazione, della produzione manifatturiera, delle miniere e dei servizi. Previsto per questo pomeriggio, il dato dovrebbe passare, secondo le stime, allo 02 per cento dal precedente 0,6 per cento.
tra debito e crescita