L'Antitrust blocca il governo: la tassa sui money transfer è discriminatoria
Il provvedimento, oltre a colpire le rimesse dei migranti, avvantaggia le banche e Poste Italiane a scapito degli Mto. Ora è da rifare
Per l’Antitrust, la tassa sui money transfer introdotta dal governo gialloverde con il decreto fiscale è una misura discriminatoria. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha chiesto quindi una modifica del provvedimento con un messaggio inviato ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio, al ministero dell’Economia, all'Agenzia delle Entrate e a Bankitalia.
La nuova imposta sulle rimesse di denaro introdotta dalla legge verso paesi non appartenenti alla Ue – dice l’Antitrust – "risulta ingiustificatamente discriminatoria in quanto applicabile alle sole rimesse effettuate dagli istituti di pagamento (cosiddetti money transfer operator - MTO), ma non dalle altre categorie di operatori che possono offrire analogo servizio, in particolare le banche italiane ed estere e la società Poste Italiane; essa - si legge ancora nella segnalazione - appare dunque suscettibile di alterare il corretto confronto competitivo, poiché si traduce in un elemento di costo gravante solo sugli istituti di pagamento, riducendo la loro capacità di formulare offerte competitive, a parità di altre condizioni". Inoltre, "la nuova imposta potrebbe ridurre ulteriormente il grado di trasparenza sulle condizioni economiche praticate per il servizio di rimesse di denaro, in un contesto in cui i costi complessivi del servizio già risultano di difficile comparazione".
Le perplessità sul provvedimento erano già emerse nei mesi scorsi. In caso di via libera, l'Italia sarebbe stato il primo paese al mondo ad applicare una tassa sulle rimesse verso l’estero degli immigrati residenti. Il Foglio aveva sentito a riguardo Daniele Frigeri, direttore del Cespi e di un ente indipendente, l’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti, che fornisce analisi e pareri alle istituzioni italiane. "Un’elevata tassazione dei trasferimenti di denaro rischia di incoraggiare l’uso di canali non formali per inviare soldi e di favorire il riciclaggio", aveva spiegato Frigeri. Inoltre, i benefici della tassa per i conti pubblici italiani sarebbe stato estremamente ridotto, stimati intorno ai 60 milioni di euro, con un aggravio notevole per le economie dei paesi in via di sviluppo. “Basti pensare che in alcuni stati le rimesse rappresentano il 25-30 per cento dei pil nazionale”, aveva detto Frigeri. Qui trovate tutti i dettagli della proposta del governo e le sue criticità.