L'Istat corregge il governo: nel 2018 crescita del pil dello 0,9 per cento
L'esecutivo aveva stimato un +1 per cento. Diffusi anche i dati sull'occupazione: +21 mila unità a gennaio, ma giovani e donne restano penalizzati
L'èra di Gian Carlo Blangiardo alla guida dell'Istat è appena iniziata. Lo scorso 4 febbraio, comunica la nota datata 25 febbraio pubblicata nella homepage del sito dell'Istituto di statistica, si è concluso “l’iter di nomina del nuovo vertice”. Più o meno 24 giorni che, immaginiamo, il nuovo presidente avrà trascorso ad ambientarsi e conoscere la struttura. Insomma, è ancora presto per sapere se Matteo Salvini, ora che alla guida dell'istituto siede un tecnico di area Lega, pensa ancora, come diceva lo scorso 31 gennaio, che i dati dell'Istat siano “truccati”.
Di certo c'è che quelli forniti oggi su occupazione, a gennaio 2019, e crescita del pil nel 2018, non sono proprio in linea con quanto previsto dal governo. Anzi, questi ultimi in particolare, contraddicono l'esecutivo gialloverde che a dicembre aveva stimato una crescita del prodotto interno lordo, per il 2018, dell'1 per cento. Secondo l'Istat ci si è fermati a un +0,9 per cento. Un rallentamento significativo rispetto al 2017 che, invece, aveva fatto segnare un +1,6 per cento.
Anche il rapporto debito/pil è peggiorato, passando dal 131,3 per cento al 132,1 per cento. Numeri che non lasciano spazio a molte interpretazioni e che, pur con le necessarie cautele, dicono molto degli effetti dei primi sei mesi di governo gialloverde.
Per quanto riguarda il lavoro, invece, a gennaio si è registrato un lieve incremento degli occupati (+0,1 per cento, +21 mila unità) e anche dei disoccupati (+15 mila). Diminuiscono gli inattivi (-22 mila), ma proprio l'aumento degli occupati fa pensare che non si tratti di un travaso dall'inattività alla disoccupazione bensì di un aumento di quest'ultima. La crescita riguarda soprattutto l'occupazione maschile (+27 mila), mentre quella femminile cala di 6 mila unità.
Dal punto di vista dei tassi resta tutto invariato: il tasso di occupazione resta fermo al 58,7 per cento, quello di disoccupazione al 10,5 per cento, l'inattività al 34,3 per cento. Crescono i dipendenti permanenti (+56 mila) mentre calano di 16 mila unità quelli a termine e di 19 mila gli indipendenti (effetto del decreto dignità?). Il dato peggiore si registra nella fascia d'età 15-24 anni dove il tasso di occupazione cala dello 0,3 per cento mentre quelli di disoccupazione e inattività fanno registrare entrambi un +0,3 per cento. Calano dello 0,1 per cento gli occupati nella fascia 15-34 anni mentre crescono quelli nelle fasce 35-49 (+1,7 per cento) e 50-64 (+1,2 per cento).