Perché i mercati attendono le decisioni della Bce
Aspettando le mosse di Draghi i temi sono due: tassi d'interesse e liquidità. Scontato un rinvio al 2020 dell'aumento del costo del denaro, gli operatori scommettono su misure di sostegno al credito
Milano. Gli occhi dei mercati oggi sono tutti puntati sulla riunione del board della Bce. Dopo la fine del Quantitative easing, il 78 per cento degli operatori, secondo un recente sondaggio di Assiom Forex, si attende che Mario Draghi annunci nuove misure espansive di politica monetaria. In particolare, la banca centrale europea potrebbe decidere il terzo round dei cosiddetti Tltro, prestiti agevolati concessi al sistema bancario già in altre due occasioni, nel 2014 e nel 2016. Ieri pomeriggio, alcune fonti hanno riferito a Bloomberg che Draghi taglierà le stime di crescita e inflazione a sufficienza per chiedere una nuova erogazione di Tltro, i cui dettagli operativi, che sono fondamentali per comprendere in che misura e a quali tassi le banche ne potranno usufruire, potrebbero, però, essere precisati più avanti. Con questa aspettativa, le Borse europee hanno aperto stamattina piatte o incerte con Piazza Affari che presenta un indice Ftse Mib vicino allo zero. Come spiega Giovanni Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr è come se i mercati avessero già in parte scontato gli effetti di questa decisione sulla scia delle indiscrezioni della vigilia, "dopodiché ulteriori reazioni dipenderanno dai dettagli e dalle condizioni che verranno attaccati ai nuovi prestiti".
Questa volta la Bce "dovrebbe fornire un'analisi più precisa dell'impatto del rallentamento sulle prospettive a medio termine dell'Eurozona e delle probabilità di una ripresa nella seconda metà dell'anno – spiegano gli analisti di Allianz Global Investors in un report – Sarà anche interessante conoscere l'analisi della Bce circa i motivi del rallentamento: riguardano specifici settori e paesi europei o sono piuttosto legati all'incertezza del quadro globale?". Su questo punto, va ricordato che proprio ieri l'Ocse ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell'area euro, in particolar modo dell'Italia per la quale ha decretato la recessione con un pil che nel 2019 sarà negativo (-0,2 per cento) e un recupero moderato nel 2020 (+0,5 per cento). Ma la congiuntura sfavorevole colpisce anche altri paesi che, però, partendo da una base più solida, continueranno a crescere anche se con un ritmo più lento. In ogni caso, il quadro delineato dall'Ocse è quello di un peggioramento complessivo dell'economia mondiale e soprattutto della zona euro, dopo che anche la Commissione europea, i primi di febbraio, aveva rivisto al ribasso le previsioni anche se in modo non così pesante.
I temi in discussione oggi al board della Bce, a cui seguirà la conferenza di Draghi nel primo pomeriggio, sono due: i tassi d'interesse e la liquidità. Ma mentre sul primo fronte, non sono attese grandi novità, nel senso che appare abbastanza scontato un rinvio dell'aumento del costo del denaro al prossimo anno, sul secondo la novità potrebbe essere rappresentata dalla decisione di fornire un ulteriore sostegno alle banche per compensare l'impatto della diminuzione della durata residua dei prestiti Tltro in circolazione. Secondo le stime di Allianz Global Investors ammontano a 380 miliardi i finanziamenti che scadranno a giugno del 2020, il che per molte banche rappresenta una spada di Damocle, visto che l'accesso alla liquidità è fondamentale anche per il mantenimento dei requisiti di solidità patrimoniale.
"In gennaio la Bce non pareva ansiosa di discutere la possibilità di un nuovo piano di liquidità – continuano gli analisti di Allianz – ma le recenti dichiarazioni di Benoit Coeuré e Peter Praet – entrambi membri del consiglio direttivo – segnalano la probabilità di ulteriori sviluppi. Senza un nuovo programma di liquidità, i rimborso delle Tltro nel 2020 avrebbero un impatto negativo sul bilancio della Bce e porterebbero a un significativo inasprimento delle condizioni monetarie". Il che, è per la Bce uno scenario da evitare di fronte a rallentamento economico in atto.