Le Borse europee in attesa del voto sulla Brexit
Spread in calo grazie ai nuovi prestiti Bce alle banche, che risolvono il problema del funding ma deprimono i corsi azionari
Milano. I mercati finanziari restano in attesa del voto sulla Brexit in programma in serata al Parlamento britannico. Gli indici delle principali Borse europee, compreso Piazza Affari, ruotano intorno alla parità o poco al di sopra dopo una breve fiammata mattutina innescata dall'ottimismo per l'accordo sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea che la premier Theresa May avrebbe ottenuto dal summit di Strasburgo con il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker. L'intesa, che sarà sottoposta alla Camera londinese, sarebbe migliore di quella precedente (la May avrebbe ottenuto da Juncker rassicurazioni vincolanti sulla natura della soluzione-ponte irlandese, il nodo che da mesi sta creando tensioni tra Londra e Bruxelles) e sulla base di questo la sterlina ha subìto forti rimbalzi durante la notte. Ma, come spiegano diversi analisti finanziari nei report mattutini in cui la Brexit è valutata come il fattore con il maggior potere di condizionamento dei mercati, l'esito di questo nuovo voto non è poi tanto scontato. E in effetti il quadro appare abbastanza incerto, tra le richieste di rinvio del voto di stasera e le dichiarazioni del leader laburista, Jeremy Corbyn, che su Twitter ha detto che "i negoziati del primo ministro sono falliti e che l'accordo della scorsa notte con Juncker non contiene nulla che si avvicini ai cambiamenti che May ha promesso al Parlamento".
In Italia, intanto, lo spread btp-bund è sceso al di sotto dei 250 punti base grazie alla decisione della Bce di immettere nuova liquidità nel sistema finanziario con la terza ondata di prestiti agevolati alle banche (Tltro III), misura che ha generato effetti positivi su tutti gli spread sovrani dell'area euro. Secondo Andrea Ponti, gestore di Kairos, quest'ultimo round di Tltro è stato pensato per aiutare le banche europee nelle operazioni di funding, cioè di approvvigionamento dei capitali. In sostanza, le banche che avevano preso a prestito la prime tranche del primo ciclo di prestiti agevolati avrebbero dovuto cominciare a rifinanziare la loro restituzione a partire da giugno di quest'anno. "Soltanto le banche italiane avrebbero dovuto rifinanziare circa 240 miliardi di euro in un intervallo di un anno e mezzo", spiega l'esperto.
Il rischio, qualora la Bce non avesse lanciato questo nuovo round di prestiti agevolati, era di un ingessamento della raccolta di capitali da parte delle banche con conseguenze avverse sull’economia reale, causa una probabile contrazione dei prestiti a consumatori e imprese. "Ma se da un lato il Tltro risolve il problema del funding degli istituti che avrebbero avuto più difficolta (in particolare quindi banche periferiche e second-tier), la profittabilità del settore viene ulteriormente zavoratta da tassi che rimarranno a livelli prossimi allo zero con inclinazione delle curve quasi piatte per ancora diversi trimestri. Il mercato azionario di certo non ha festeggiato quest’indicazione e il settore bancario europeo subito dopo l’annuncio ha perso quasi il 4 per cento".
Oggi il Mef offre in asta 6,5 miliardi di Bot a 12 mesi con scadenza marzo 2020. La scena continua a essere dominata da Telecom al centro della querelle tra il fondo americano Elliot e l'azionista francese Vivendi. Il fondo americano, espressione della maggioranza del cda del colosso tlc, ha accolto con favore la notizia che il proxy advisor, Iss, raccomanda il voto contrario alle proposte di Vivendi nell'assemblea di Tim del prossimo 29 marzo (la proposta verte sulla revoca di alcuni consiglieri).