Il naufragio dei navigator
Ma quali politiche attive? Il reddito di cittadinanza è e resta solo un sussidio
Dovevano essere gli artefici principali della rivoluzione, negli annunci ripetuti per mesi da Luigi Di Maio. E invece finiranno con l’essere incaricati di “svolgere le azioni di assistenza tecnica”, e null’altro. Questo, stando all’intesa raggiunta tra il governo e le regioni, saranno alla fine i “navigator”, questa fantasmatica categoria professionale indicata con nome esotico e di sicuro effetto mediatico. Dovevano essere 6.000, e saranno non più della metà. La montagna ha partorito il topolino, e il ministro del Lavoro si è dovuto rassegnare non tanto alle istanze che giungevano dagli assessori di tutt’Italia, quanto piuttosto alla prepotenza della realtà. Nello schema iniziale del reddito di cittadinanza, i 6.000 navigator, reclutati da Anpal con contratti precari attraverso un test a crocette, sarebbero dovuti essere distribuiti tra le varie regioni, che se li sarebbero ritrovati da un giorno all’altro a intasare, più che potenziare, la struttura dei centri per l’impiego, col rischio poi di doverli pure stabilizzare dopo due anni.
“Si creerà una doppia corsia: da un lato i disoccupati normali, costretti a seguire la normale trafila, e dall’altro i fruitori del reddito di cittadinanza seguiti dai loro orientatori personalizzati”, ha denunciato per settimane Cristina Grieco, assessore toscano al Lavoro e coordinatrice delle regioni nella trattativa. Senza contare, poi, la sgrammaticatura costituzionale, visto che la Carta assegna proprio alle regioni le competenze esclusive sulle politiche attive.
E così, alla fine, perfino Di Maio è dovuto tornare sui suoi passi: navigator dimezzati e delegati a mansioni secondarie che saranno gli stessi assessorati a indicare. Tremila contrattualizzazioni in meno e un risparmio di 90 milioni sul 2019, devoluti anche questi alle regioni per finanziare in vario modo le politiche attive su scala locale. Un ripensamento tardivo, che testimonia dell’improvvisazione con cui si è allestita l’intera riforma, e comunque non completo. Un mezzo passo indietro che permetterà di non dover ripudiare del tutto la trovata dei navigator, e salvare così almeno la faccia. E una certezza: l’unico interesse del M5s è quello di erogare il sussidio e passare all’incasso elettorale per le europee di maggio.