Frustrare la concorrenza ferroviaria è danneggiare i viaggiatori
Perché le Fs dovrebbero sbloccare i dieci nuovi treni di Italo. E perché non bisogna tornare indietro sui progressi dell’alta velocità
Roma. La concorrenza ha fatto molto bene al settore ferroviario italiano alta velocità, tanto che questo è stato preso ad esempio dall’Unione europea nel suo processo di liberalizzazione. Questa apertura del mercato ha portato ad un raddoppio del numero di passeggeri ed ad una caduta dei prezzi medi di circa il 40 per cento dal 2011, anno precedente alla liberalizzazione a oggi. Una crescita importantissima, visto che nel frattempo il prodotto interno lordo italiano si trova ad un livello più basso di quello del 2011. I benefici non sono stati solo per il consumatore italiano, che hanno visto moltiplicata la possibilità di scelta, ma anche per il gestore dell’infrastruttura, che ha visto un traffico sempre maggiore sulla sua rete e per l’incumbent, Trenitalia, che ha visto migliorare i propri servizi sotto la pressione competitiva.
Ora si pone un problema molto importante da risolvere.
Italo, nel corso degli anni è cresciuto costantemente, passando da 6,5 milioni di passeggeri nel 2015 ad oltre 17 milioni di passeggeri nel 2018. Il numero di treni è passato dai 25 iniziali ai 37 dello scorso anno, ma l’azienda ha fatto altri grandi investimenti privati per arrivare a 47 materiali rotabili nel corso del prossimo anno. Questa grande crescita è un beneficio per tutti quanti perché vedrà sia un aumento dei passeggeri e delle possibilità di scelta dei viaggiatori, che un aumento dei ricavi per il gestore dell’infrastruttura. A regime, i 10 nuovi treni Italo che entreranno in flotta potrebbero portare ad un risparmio per i viaggiatori di circa 100 milioni di euro all’anno rispetto ad un assetto non competitivo. E’ bene ricordare che l’arrivo della concorrenza ha portato dal 2012 ad oggi quasi 1,5 miliardi di euro complessivi di risparmi ai viaggiatori italiani. L’arrivo di Italo e la conseguente diminuzione dei prezzi ha infatti permesso di creare un nuovo mercato e un sistema di trasporto molto più efficiente per gli italiani che viaggiano sia per motivi di lavoro che leisure. Al tempo stesso, questi nuovi treni potrebbero portare fino a quasi 50 milioni di euro al gestore dell’infrastruttura in termini di ricavi aggiuntivi e visto che il costo marginale di avere un treno sulla rete alta velocità è molto basso, il margine aggiuntivo per la società pubblica Rfi potrebbe essere vicino anche ai 25 milioni di euro. Per tale ragione è incomprensibile quanto sta succedendo in questi giorni. Il Gruppo Ferrovie dello stato non riesce a trovare il modo di permettere al nuovo entrante di utilizzare questi treni già comprati e che porterebbero grandi benefici al sistema di trasporto italiano.
E’ bene ricordare che la rete infatti non è stata dichiarata satura e dunque è necessario e possibile trovare un accordo tra le parti (il gruppo Fs nella sua interezza) che permetta ad Italo di richiedere le tracce per l’orario invernale 2019 per l’utilizzo di questa capacità aggiuntiva. Trovare una soluzione sarebbe un win-win per tutti: infatti si parla di 100 milioni di riduzione di costi per i viaggiatori italiani e 50 milioni di euro di traffico aggiuntivo per il gestore dell’infrastruttura. E’ quantomeno assurdo che Italo debba rivolgersi all’Autorità di regolazione dei Trasporti per trovare una soluzione, così come è stato fatto, perché una soluzione dovrebbe essere trovata in fretta senza dover fare ricorso ad un arbitro. La capacità per questi nuovi 10 treni esiste e il gestore dell’infrastruttura potrebbe facilmente trovare una soluzione per avere una maggiore concorrenza sui binari italiani, che come giusto ricordare, ha portato miliardi di euro di benefici ai consumatori italiani. L’interesse del gestore dell’infrastruttura sarebbe quello di cercare di trovare sempre maggiore traffico sulla propria rete al fine di soddisfare i propri clienti diretti (le compagnie ferroviarie) e i clienti finali (i viaggiatori). Mettere barriere all’entrata non fa bene a nessuno ed è per questo che devono essere eliminate e dunque permettere ai consumatori italiani di avere i benefici di una maggiore concorrenza.