I rimborsi ai risparmiatori e l'ambiguità di Savona
L'Arbitro Consob presenta la relazione sulla sue attività. Ma ora che anche il Mef si occupa di controversie finanziarie, l'istituto resta monco. Gualtieri (Ue): "Sui ristori per le venete il governo ha combinato un pasticcio"
Milano. Seduto in prima fila, il neo presidente della Consob, Paolo Savona, ha partecipato alla presentazione della relazione 2018 dell'Arbitro per le controversie finanziarie (Acf). Un dovere istituzionale, certo, ma anche un segnale rassicurante. In molti negli ultimi mesi hanno temuto che l'esistenza stessa di questo organismo, nato all'interno di Consob nel 2017 per recepire una direttiva europea, potesse essere in discussione per via della decisione di trasferire al Mef le attività di rimborso dei risparmiatori danneggiati dalle banche venete. Un tema su cui, però, l'ultima parola spetta alla Commissione europea. Savona viene così a trovarsi in una posizione almeno contraddittoria, in un ambito tanto delicato come quello del contenzioso tra le banche e i loro clienti. Uno dei commissari Consob intervenuti alla presentazione, Paolo Ciocca, non ha mancato di ricordare come, durante la discussione della legge di Bilancio 2019, siano state avanzate iniziative legislative volte a estendere le competenze dell'Arbitro Consob, con anche un rafforzamento del personale. Ma il legislatore, ha aggiunto Ciocca, “ha optato per una diversa soluzione che vede la gestione dei ristori affidata a un comitato istituito presso il Mef”.
Dire questo è un po' come ammettere che l'Acf della Consob ha le armi spuntate, anche se quest'organismo, composto da un collegio di esperti in materia giuridica, finanziaria e bancaria, nel 2018 ha esaminato quasi duemila ricorsi, dando ragione ai risparmiatori nel 77,3 per cento dei casi. Anzi, come ha tenuto a sottolineare il presidente Gianpaolo Barbuzzi, il numero dei soggetti che nel 2018 si è rivolto all'Acf risulta in crescita del 60 per cento rispetto all'anno precedente, se dal computo si esclude il contenzioso relativo alle banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca). E' chiaro che in questa fase l'organismo punta a valorizzare il proprio operato facendo leva sul tema della tutela del risparmio. Ma proprio per questo motivo non si capisce perché la gestione del contenzioso affidata alla Consob sulla base di una normativa europea debba essere in qualche modo replicata in seno al Tesoro.
Il fatto è che, al contrario dell'Arbitro Consob, il dicastero guidato da Giovanni Tria ha in mano anche i cordoni della Borsa. Ma per soddisfare la platea di coloro che si ritengono danneggiati dal crac delle banche venete manca il via libera all'erogazione di 1,5 miliardi di euro di risorse pubbliche, che deve arrivare dalla Commissione europea. Su questo tema è intervenuto il presidente della Commissione economica del Parlamento europeo, Roberto Gualtieri, dicendo che, in linea teorica, non si potrebbero rimborsare azionisti di banche con i soldi pubblici. Tuttavia, ha spiegato Gualtieri, nel caso dei soci di Pop Vicenza e Veneto Banca c'è stata una vendita impropria avvenuta in violazione delle norme e, quindi, il rimborso sarebbe possibile e legittimo. Ma ha anche aggiunto che il governo italiano ha “combinato l'ennesimo pasticcio” perché non ha accertato il cosiddetto “misseling bancario”, la scorretta commercializzazione dei prodotti finanziari, prima di fare “promesse mirabolanti ai risparmiatori”
Dal canto suo, l'Arbitro Consob non dispone di uno stanziamento economico, ma nel decidere se accogliere o meno un ricorso verifica se da parte dell'intermediario finanziario ci sia stato un comportamento corretto e un'attenta valutazione del profilo di rischio dei clienti. Quindi, accerta il misseling. Insomma, Consob e Mef si muovono su due binari diversi, rischiando di creare anche una disparità di trattamento all'interno della categoria dei “risparmiatori traditi” tanto cara ai Cinque Stelle. Sarà anche per questo che da Bruxelles non è ancora arrivato l'ok ai decreti attuativi per i rimborsi delle venete, fermi da mesi sulla scrivania di Tria, con buona pace del presidente della Commissione d'inchiesta sulle banche, Gianluigi Paragone?