Le dieci (oneste) ammissioni di Tria sui danni inflitti dalla manovra
Il Def dice: più spread, più debito, effetto nullo sul pil, più disoccupazione, meno produttività. Perché avete fatto tutto questo?
La lettura del Def sollecita una riflessione e una domanda. La riflessione riguarda l’onestà intellettuale del ministro Tria nello spiegare chiaramente le conseguenze economiche della “manovra del cambiamento”. Mentre autorevoli esponenti della maggioranza si ostinano ad addebitare la brusca frenata dell’economia italiana all’andamento della locomotiva tedesca, che pur rallentando, marcia molto più speditamente di noi, il ministro spiega che:
1) il rallentamento della crescita è in parte conseguenza degli alti tassi di interesse. Il Def non lo dice, ma è noto che l’aumento del costo del danaro è dovuto all’incertezza politica e all’atteggiamento bellicoso nei confronti delle istituzioni europee prima e dopo la campagna elettorale a martire dalla metà dello scorso anno;
2) i provvedimenti “quota cento” (Q100) e “reddito di cittadinanza” (RdC) avranno effetti molto piccoli sulla crescita economica (+ 0.2 nel 2019 per poi salire un po’ negli anni successivi), cosa che contraddice i roboanti annunci dei vicepremier nei mesi scorsi;
3) l’effetto “moltiplicatore” delle nuove spese sulla domanda aggregata è molto basso, soprattutto nel primo anno, pari a 0.6. Questo significa che ogni euro di addizionale di spesa pubblica si traduce inizialmente in un aumento della domanda complessiva di beni e servizi meno che proporzionale, con buona pace di quanti hanno scomodato il buon vecchio John Maynard Keynes. Si noti che anche questo numero deriva da ipotesi molto ottimistiche del governo circa una elevata propensione (80 percento) dei consumatori a spendere pensioni e sussidi, e, probabilmente, dall’(errata) ipotesi che questi provvedimenti abbiano natura permanente. L’effetto sui consumi sarà probabilmente molto inferiore;
4) che la politica economica del governo avrà addirittura effetti negativi sui salari, perché, spiega il Def, quando le persone inattive si metteranno alla ricerca di lavoro per poter beneficiare del RdC, faranno concorrenza agli occupati riducendone il salario;
5) che Q100 e RdC avranno effetti negativi anche sull’occupazione nel 2019 e 2020. Questo avviene perché, dice il Def, per ogni anziano occupato che va in pensione ci sarà meno di un disoccupato che verrà assunto. Fino a poco tempo fa due vicepremier sostenevano che ben tre giovani avrebbero trovato lavoro per ogni anziano prepensionato;
6) questi provvedimenti produrranno un aumento della disoccupazione nel 2019,2020 e2021, poiché solo alcuni dei nuovi disoccupati, quelli che erano inattivi prima di mettersi a cercare un lavoro per poter usufruire del RdC, troveranno un impiego;
7) a causa del RdC si ridurrà la produttività del lavoro, poiché, sostiene il Def, è probabile che i nuovi occupati saranno per lo più lavoratori con bassa istruzione, competenze e produttività. Ricordiamoci che è la produttività, e non i consumi, a determinare la crescita di un paese;
8) i provvedimenti del governo non faranno nulla per aumentare la competitività internazionale delle imprese italiane, come si evince dal fatto che il contributo stimato di Q100 e RdC alla crescita del nostro export, rispetto allo scenario senza queste misure, è pari a zero;
9) il deficit, per sostenere provvedimenti che producono questi effetti sull’economia reale, salirà a 2,4 percento (e non al 2.04) e il debito, invece di scendere, continuerà a salire, pur considerando l’aumento dell’Iva (le clausole di salvaguardia che il governo vorrebbe cancellare);
10) al fine di evitare l’aumento dell’Iva, il governo dovrà comunque aumentare altre entrate o ridurre le spese di circa 2,5 punti di pil nei prossimi 2 anni, con un paese in recessione.
Lo stupore per il candore con cui il Def elenca le conseguenze della politica del governo porta inevitabilmente con sé una domanda. Ma se le stime del Mef mostrano che la manovra del cambiamento ha effetti così negativi,perché è stata messa in atto? Forse davvero il governo pensa di incassare consenso, mantenendo le promesse della campagna elettorale, anche quando così facendo impoverisce il paese?
Paolo Manasse, economista, Università di Bologna