Cari Gretini, il petrolio è vivo e fa grandi accordi
Chevron compra la rivale Anadarko, Aramco fa il pieno di bond, Carlyle paga Mubadala per entrare nella spagnola Cepsa
Roma. Nonostante l’ondata ambientalista che si è scatenata con le battaglie dell’attivista svedese Greta Thunberg – che circa tra una settimana sarà in Italia per promuovere la sua iniziativa – l’industria degli idrocarburi lungi dall’essere sulla via del declino e asfittico, come alcuni analisti hanno più volte preconizzato, sta dimostrando negli ultimi tempi una certa vitalità. La finanza soprattutto è tornata a guardare ad alcune operazioni di M&A di particolare peso in termini di volumi.
La prima notizia riguarda l’acquisizione da parte della Chevron della compagnia energetica Anadarko Petroleum, uno dei principali player nel settore estrattivo dello shale gas, per un controvalore pari a 33 miliardi di dollari. L’acquisto di Anadarko, ha risorse provate pari a 1, 47 miliardi di barili a fine 2018, farà diventare la Chevron il secondo produttore di greggio negli Usa dopo Exxon Mobil, potendo sviluppare la propria attività in due aree dove l’attività estrattiva statunitense è in crescita, quella del bacino permiano e del west Texas. Quella tra Chevron e Anadarko è la più grande operazione di M&A nell’industria petrolifera dal 2016, quando la Shell comprò la compagnia energetica britannica Bg Group. Segno che il settore è tutt’altro che in declino e che gli investitori sono ancora pronti a scommettere sull’oro nero.
Solo qualche giorno fa, il gigante petrolifero Saudi Aramco ha emesso obbligazioni per 12 miliardi di dollari, nella sua prima operazione sul mercato dei bond, suscitando un enorme interesse negli investitori.
C’è movimento anche sul mercato europeo, la società di asset management Carlyle Group, ha acquistato una quota tra il 30 e il 40 per cento della compagnia energetica spagnola Cepsa dal fondo emiratino Mubadala per un valore di 4,8 miliardi di dollari. Cepsa è impegnata nella costruzione di una serie di rigassificatori sul territorio spagnolo per aumentare la capacità di importazione di gas Gnl dagli Stati Uniti.
Più generale, è chiaro che il mondo finanziario continua a seguire con attenzione il mercato energetico degli idrocarburi e quando si tratta di chiudere accordi di business gli investimenti non mancano. I segnali politici del resto non mancano, secondo i dati del dipartimento dell’interno americano nel 2019 l’amministrazione federale americana ha approvato il 40 per cento in più di permessi federali per l’esplorazione di idrocarburi rispetto agli anni precedenti. Un segnale che piace al mercato ed evidentemente è lungi dal segnare una inversione di tendenza sulla quale invece spingono gli ambientalisti.