ll pil italiano torna a crescere, ma siamo comunque i peggiori d'Europa
Secondo i dati Istat l'Italia è fuori dalla recessione tecnica e nel primo trimestre 2019 fa segnare un +0,2 per cento. Nell'Eurozona solo la Grecia fa peggio di noi
Milano. L'Italia è fuori dalla recessione tecnica ma Piazza Affari non mostra particolare entusiasmo perché resta ampio il divario con gli altri paesi europei e c'è il rischio di una stagnazione dell'economia. Dopo la diffusione dei dati Istat sulla crescita del pil nel primo trimestre del 2019 (+0,2 per cento) – il che rappresenta oggettivamente un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi due trimestri del 2018 in cui il pil aveva registrato il segno meno – il listino milanese guadagna lo 0,3 per cento in linea con l'apertura di seduta. Il ritmo a cui si espande l'economia italiana resta molto al di sotto della media registrata nell'Eurozona nello stesso periodo (+0,4 per cento) e risulta ancora più basso se si considera il perimetro dell'Unione europea (+0,5 per cento). Fanno meglio Spagna (+0,7 per cento) e Francia (+0,3 per cento), mentre peggio dell'Italia sta facendo solo la Grecia. La crescita – spiega l'istituto di statistica – è la sintesi di incrementi del valore aggiunto nei vari comparti (agricoltura, silvicoltura, pesca e anche industria e servizi), mentre si registra un indebolimento della domanda interna a fronte di un rafforzamento di quella estera.
“Con il dato diffuso oggi viene scongiurato (almeno per ora) il pericolo che il Paese sia in recessione conclamata – spiega Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – Questo è indubbiamente un fatto positivo anche se quella che si delinea è una situazione di stagnazione che resta assolutamente preoccupante”. Il fatto è che il prodotto interno lordo italiano – secondo il centro studi – si va infatti assestando sul livello del 2018, che si è collocato al di sotto del 4,3 per cento rispetto alla situazione ante-crisi, cioè al dato del 2007. “Per l'Italia la crisi del 2007 è quindi ancora ben lontana dall'essere stata superata mentre gli altri paesi dell'Unione sono da tempo al di fuori dalla crisi ed hanno superato il pil del 2007”.
Intanto, nel mese di marzo scende il tasso di disoccupazione posizionandosi ai livelli dello scorso agosto (10,2 per cento). In crescita i dipendenti permanenti (+44 mila) e gli indipendenti (+14 mila), mentre risultano sostanzialmente stabili i dipendenti a termine. Il numero di occupati cresce soprattutto tra i giovanissimi, mentre aumentano gli over 35enni inattivi, cioè coloro che non hanno un lavoro né lo cercano. L'Istat spiega che la stima complessiva degli inattivi tra i 15 e i 64 anni nel mese di marzo è “sostanzialmente stabile come sintesi di una diminuzione tra i minori di 34 anni e un aumento tra gli over 35”. Il tasso di inattività risulta, dunque, invariato al 34,3 per cento per il terzo mese consecutivo. Secondo il ministro delle Finanze, Giovanni Tria, i dati dimostrano la “tenuta e la solidità dell'economia italiana”.