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La produzione industriale italiana torna a scendere

Eurostat conferma i dati dell'Istat: a marzo -0,9 per cento rispetto a febbraio e -1,4 per cento rispetto al 2018. E siamo anche tra i paesi in cui i giovani lasciano più tardi la casa dei genitori

L'Italia è un paese di “mammoni”. E fin qui in pochi avranno da eccepire. Ma è anche un paese dove, e qui il governo gialloverde probabilmente avrà qualcosa da ridire, la realtà dei dati continua a offrire segnali poco incoraggianti. Già l'Istat aveva certificato che a marzo, dopo due mesi di crescita, la produzione industriale aveva fatto segnare un -0,9 per cento (meno 1,4 per cento su base annua). Ora arriva l'ulteriore conferma di Eurostat che stamattina ha pubblicato le proprie rilevazioni.

     

A marzo, rispetto a febbraio, l'Eurozona ha fatto segnare un calo dello 0,3 per cento (-0,1 considerando l'Ue a 28). Su base annua, invece, la produzione industriale nell'area euro è scesa dello 0,6 per cento mentre quella nell'intera Unione è cresciuta dello 0,4 per cento.

Scendendo nel dettaglio dei singoli paesi, su base mensile, quelli che fanno registrare i peggiori risultati sono Malta (-3,7 per cento), Grecia (-2,7) e Svezia (-2,3). Al contrario sul podio dei migliori salgono Lituania (+3,5), Danimarca (+1,8) e Slovacchia. Rispetto a marzo 2018, invece, crollano Portogallo (-7,9 per cento), Malta (-3,6) e Spagna (-3,4), mentre volano Irlanda (+22,1 per cento), Polonia (+8) e Ungheria (+7,9).

   

L'Italia? Le stime di Eurostat coincidono con quelle dell'Istat: -0,9 per cento su base mensile, -1,4 su base annua. E poco ci consola il fatto di non essere tra gli ultimi in Europa né il fatto che anche Germania (+0,4 sul mese, -2,5 sull'anno) e Francia (doppio -1 per cento) non brillino.

 

      

In compenso, come mostra il grafico qui sopra, siamo ai piedi del podio tra i paesi dell'Unione in cui i giovani preferiscono restarsene a casa per il periodo più lungo possibile. In media, infatti, ragazzi e ragazze abbandonano il tetto famigliare a 30,1 anni. Peggio di noi (o meglio, se siete favorevoli ai cosiddetti “bamboccioni”) solo Croazia (31,8), Slovacchia (30,9) e Malta (30,7).

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