Anche l'Istat dice che il pil italiano crescerà meno del previsto
+0,3 per cento nel 2019 invece dell'1,3 per cento stimato a novembre. Pochi stimoli dal reddito di cittadinanza, in aumento la disoccupazione
Milano. L'Istat stima che il pil italiano aumenterà dello 0,3 per cento nel 2019, in deciso rallentamento rispetto al 2018 e poco sopra la previsione di crescita zero fatta ieri dall'Ocse. Soprattutto, in netto ribasso rispetto a quanto lo stesso istituto di statistica aveva previsto a novembre (+1,3 per cento), prima che il governo approvasse la manovra di bilancio.
L'unica spinta al prodotto interno lordo, secondo l'Istat, sarà determinata dai consumi interni mentre l'apporto della domanda estera e della variazione delle scorte risulteranno nulli. Uno scenario al ribasso che sarà determinato dal calo del commercio internazionale e da un possibile peggioramento delle condizioni creditizie legato all'aumento dell'incertezza degli scenari politici.
L'impatto previsto dal reddito di cittadinanza sulla crescita economica dell'Italia sarà, dunque, risibile rispetto alla stagnazione totale. L'effetto della variazione positiva registrata nel primo trimestre di quest'anno (+0,2 per cento), secondo l'Istat sarà solo dello 0,1 per cento sull'anno, nonostante il sussidio di cittadinanza comincerà a essere pienamente operativo nel secondo semestre. La decelerazione dei ritmi produttivi, inoltre, "inciderebbe anche sul mercato del lavoro" causando un lieve aumento del tasso di disoccupazione (10,8 per cento).
La lieve ripresa che sembrava avviata nella prima parte dell'anno sembra, dunque, destinata a scemare per un mix di fattori interni ed esterni, mentre l'azione messa in campo dall'esecutivo con i suoi strumenti sembra inefficace. Il punto è che i consumi delle famiglie, seppure in marginale rallentamento rispetto al 2018, costituiranno la principale componente a sostegno della crescita mentre la spesa per gli investimenti segnerà una decisa decelerazione. In più la riduzione del volume delle importazioni ed esportazioni in atto a livello globale indebolisce il supporto della domanda estera. Tutto questo in un contesto in cui le tensioni internazionali – comprese le decisioni connesse alla Brexit e più in generale alla fase di ricostituzione del Parlamento europeo – potrebbero generare un aumento di incertezza sui mercati finanziari.