Appello alla responsabilità di Visco. Questo debito non fa crescere e non ci sono scorciatoie
Nelle considerazioni finali il governatore di Banca d'Italia avverte sul rischio di una “espansione restrittiva”. E' colpa dell'azione di governo, non dell'euro
Roma. Per dirla con Wittgenstein, come ha scelto di fare il governatore di Banca d'Italia Ignazio Visco, "le parole sono azioni". Un messaggio che in questa fase politica ed economica appare come un consiglio al governo italiano, che Visco ha scelto di pronunciare in occasione del suo discorso con le considerazioni finali, questa mattina a palazzo Koch. Il governatore ha analizzato i motivi che appiattiscono la crescita dell'Italia e ha fatto un appello alla responsabilità della politica: “Nell’oscurità le parole pesano il doppio”, ha detto, citando questa volta lo scrittore Elias Canetti.
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Il riferimento è al burrascoso dialogo tra il governo Lega-M5s e l'Unione europea, troppe volte appesantito da dichiarazioni poco misurate che hanno innervosito mercati e investitori. Ma anche alle difficoltà economiche dell'Italia, da poco uscita da una fase di recessione tecnica e ancora limitata da una crescita stagnante, con previsioni fosche. "Limitarsi alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l’aumento del disavanzo pubblico – ha detto Visco commentando la manovra economica del governo – può rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese". Tentare politiche espansive senza poter contare sulla stabilità delle finanze pubbliche, ha spiegato il governatore, può essere un boomerang: "Il rischio di una 'espansione restrittiva' non è da sottovalutare; l’effetto espansivo di una manovra di bilancio può essere più che compensato da quello restrittivo legato all’aumento del costo dei finanziamenti per lo stato e per l’economia". Parole che suonano preoccupanti nello stesso giorno in cui lo spread raggiunge e supera quota 290, avvicinandosi a quella che gli analisti vedono come una soglia critica per il sistema del credito.
"L’elevato rapporto tra debito pubblico e pil rimane un vincolo stringente – ha ricordato Visco, ribadendo la necessità di non forzare le regole dei trattati europei – per allentarlo non si può ritardare nel definire una strategia rigorosa e credibile per la sua riduzione nel medio termine". Un richiamo alla responsabilità che arriva nel giorno in cui il ministero dell'Economia si prepara a rispondere alla lettera della Commissione europea, a cui dovrà spiegare come intende tenere sotto controllo i parametri di finanza pubblica fuori linea. In questo senso Visco non si è detto molto ottimista, allineando le sue previsioni a quelle delle istituzioni europee: "L’aumento dell’incidenza del debito sul pil potrebbe superare quello indicato nei programmi del governo (pari a quasi mezzo punto percentuale), che scontano incassi da privatizzazioni per circa 18 miliardi (un punto percentuale del prodotto)". Inoltre, commentando ancora le misure adottate in manovra, Visco ha messo in discussione l'effetto delle politiche occupazionali, tra decreto dignità e reddito di cittadinanza: "Nelle valutazioni ufficiali l’introduzione del reddito di cittadinanza e le nuove misure in materia pensionistica porterebbero, senza considerare gli effetti restrittivi delle relative coperture, a un aumento del prodotto di circa 0,6 punti percentuali nel complesso del triennio 2019-2021. Nell’ipotesi di spesa integrale dei fondi stanziati, queste valutazioni sono condivisibili. Quelle relative agli effetti sull’occupazione, che sarebbe di mezzo punto percentuale più alta nel 2021, presentano invece ampi margini di incertezza".
La responsabilità di una crescita stagnante, ha voluto sottolineare Visco, dipende tuttavia dalle politiche nazionali e non solo dalla congiuntura internazionale o dalle regole europee. "La debolezza della crescita dell’Italia negli ultimi vent’anni non è dipesa né dall’Unione europea né dall’euro; quasi tutti gli altri stati membri hanno fatto meglio di noi. Quelli che oggi sono talvolta percepiti come costi dell’appartenenza all’area dell’euro sono, in realtà, il frutto del ritardo con cui il paese ha reagito al cambiamento tecnologico e all’apertura dei mercati a livello globale", ha detto il governatore alla platea di imprenditori, politici e banchieri. – Rispetto al resto dell’area dell’euro, da noi il costo del debito è più elevato, la crescita economica più bassa. Nella media degli ultimi quattro anni l’Italia è l’unico paese, con la Grecia, a presentare un divario positivo e ampio tra queste due variabili, pari a un punto percentuale, un divario dal quale deriva una spinta all’aumento del rapporto tra debito e prodotto pari a 1,3 punti all’anno. Nello stesso periodo la crescita del prodotto ha superato di 0,3 punti percentuali l’onere medio del debito in Francia, di un punto in Spagna".
"La politica monetaria è stata l’unica linea di difesa durante la crisi dei debiti sovrani e contro i rischi di deflazione emersi negli anni successivi", ha proseguito Visco esortando il governo a collaborare con l'Unione europea per progettare una ripresa possibile. "Il Consiglio direttivo della Bce ha dimostrato di essere pronto a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione, e a introdurne di nuovi, per perseguire l’obiettivo della stabilità dei prezzi. Ha avuto successo, ma la sua azione avrebbe potuto essere ancora più efficace se altre politiche economiche l’avessero accompagnata".
L'appello alla responsabilità è poi l'ultimo messaggio con cui il governatore di Bankitalia ha voluto concludere il suo intervento, sottolineando l'importanza del progetto europeo: "Al completamento dell’Unione dobbiamo partecipare con responsabilità, in modo costruttivo e senza pregiudizi, per contribuire a rafforzarne le istituzioni, per il benessere di tutti. Devono essere chiare le responsabilità da condividere, gli obiettivi da perseguire, gli strumenti da utilizzare, nella consapevolezza che, anche per chi risparmia, investe e produce, “le parole sono azioni” e che “nell’oscurità le parole pesano il doppio”. La lungimiranza dimostrata da chi ha eretto le fondamenta del progetto europeo deve tornare a guidare le azioni di oggi. È indispensabile per garantire un futuro di pace e di prosperità alle prossime generazioni".