L'Italia non rispetta la regola del debito. La procedura d'infrazione “è giustificata”, dice Bruxelles
Il vicepresidente Valdis Dombrovskis spiega che le recenti scelte politiche sono dannose per l'Italia, che oggi spende più in interessi che in istruzione. “Sta a Roma mostrare come evitare la procedura”, dice Moscovici. Spread in salita
La regola del debito “non è stata rispettata” nel 2018, nel 2019 e non lo sarà nel 2020. Per questo “è giustificata” una procedura d'infrazione per debito eccessivo, scrive la Commissione Ue nel rapporto sull'Italia. Il vicepresidente Valdis Dombrovskis ha spiegato che le recenti scelte politiche sono state dannose per il paese, che oggi spende più in interessi sul debito che in istruzione. La Commissione Ue ha presentato intorno alle 12.30 di mercoledì le raccomandazioni specifiche per gli stati dell'Ue. Secondo Bruxelles, il rallentamento economico “spiega solo in parte l'ampio gap” nel rispetto della regola. In più, la “retromarcia” su alcune riforme pro-crescita del passato – come quella delle pensioni – e il deficit proiettato oltre il 3 per cento nel 2020, rappresentano “fattori aggravanti”. “Quando guardiamo all'economia italiana vediamo il danno che stanno facendo le recenti scelte politiche” del governo, ha detto Dombrovskis e ha aggiunto che “altri stati membri hanno già proceduto in un percorso verso la crescita con successo e questo percorso implica un rinnovato sforzo di riforma, non più spesa dove non c'è lo spazio di bilancio per farlo”. È il caso della Grecia. Adesso tocca ai singoli paesi Ue decidere come proseguire nei confronti di Roma. Saranno gli stati membri a decidere se aprire la procedura per deficit eccessivo. “Per essere chiari – ha ribadito il vicepresidente – non stiamo aprendo una procedura, ora gli stati devono fornire la loro opinione e il Comitato economico e finanziario ha due settimane di tempo per formulare le proprie conclusioni”.
I danni del governo all'economia italiana
Ci sono tanti esempi che indicano i danni provocati dalle “recenti scelte politiche” del governo gialloverde, ha detto Dombrovskis, che cita il peso della spesa per interessi nel 2018 sempre più alta di circa 2,2 miliardi (a quota 65 miliardi contro 62,8 miliardi precedenti). Si tratta di un spesa pari all'intero costo del sistema scolastico nazionale. Di un peso medio di 38.400 euro per abitante, con un costo pro capite per servire il debito di circa mille euro. La crescita, poi, “è pressoché ferma”, “i colpi alla fiducia e alti tassi di interesse hanno aggravato l'impatto di fattori esterni come le tensioni commerciali globali e un generale rallentamento dell'economia mondiale”.
Già le previsioni economiche di primavera, presentate all'inizio di maggio, parlavano di un debito pubblico fuori controllo che nel 2020 schizzerà al 135,2 per cento. A maggio 2018, Bruxelles aveva chiesto un aggiustamento del saldo strutturale dello 0,3 per cento e invece c'è stato un peggioramento dello 0,1 per cento. Nel 2019 era stato concordato un aggiustamento dello 0,6 e invece c'è stato un peggioramento dello 0,2. La traiettoria di bilancio dell'Italia era sbagliata e, prima che venisse corretta grazie al negoziato con l'Ue, “i danni all'economia erano già stati fatti”, aveva già constatato il commissario Dombrovskis nel febbraio 2019.
La risposta di Conte (e di Piazza Affari). Sale lo spread
“Questo governo ha dimostrato fin dall'inizio una nuova sensibilità” sulle regole Ue, regole che “bisogna modificare perché elaborate in contesti economici e politici diversi da quello attuale”, ha risposto il premier Giuseppe Conte ai cronisti ad Hanoi. “Non si possono considerare le regole come dei dogmi” ha aggiunto. Dopo la dichiarazione della Commissione, il Ftse Mib ha perso lo 0,77 per cento in netta controtendenza rispetto a Londra, dove il Ftse 100 guadagna lo 0,51 per cento, a Francoforte, dove il Dax avanza dello 0,46 per cento e Parigi, dove il Cac40 registra un incremento dello 0,60 per cento. Sale a 285 punti base lo spread tra Btp e Bund, con il rendimento decennale pari al 2,63 per cento. Stamane aveva aperto a 275.
Moscovici: “Sta a Roma mostrare come evitare la procedura”
Le cifre dell'Italia per il 2018 “sono problematiche su due fronti”, ribadisce il commissario Ue, Pierre Moscovici: “invece di ridursi, il debito pubblico italiano è aumentato ulteriormente dal 131 per cento al 132 per cento del pil. E il deficit strutturale, che dovrebbe essere diminuito dello 0,3 per cento secondo la raccomandazione del Consiglio, si è invece ampliato dello 0,1 per cento, il che significa che c'è stata una differenza di 0,4 punti percentuali rispetto alla conformità”. “Non stiamo aprendo oggi la procedura, la nostra conclusione è fattuale, ora sta al Consiglio esprimersi, non c'è bisogno di speculare a questo stadio delle cose sugli sviluppi, siamo pronti a valutare nuovi dati che possono cambiare la nostra analisi, la mia porta resta aperta per scambi e per ascoltare”, ha detto il commissario agli Affari economici, che di fatto ha indicato la strada di un nuovo negoziato con il governo italiano per rimediare rapidamente alla deriva dei conti pubblici: sta a Roma “mostrare che la procedura può essere evitata e come farlo. L'Italia deve riconsiderare la traiettoria del debito, che deve calare”.
“Sfortunatamente – ha aggiunto – anche per il 2019 prevediamo un leggero peggioramento del deficit strutturale, mentre il Consiglio aveva raccomandato una riduzione dello 0,6 per cento – e le autorità italiane avevano assunto un impegno lo scorso
dicembre per evitare qualsiasi deterioramento. Infine, per il 2020, prevediamo un forte aumento del disavanzo sia in termini
strutturali che nominali, al 3,5 per cento del pil, ben al di sopra della soglia prevista dal trattato”, ha concluso Moscovici.