Un "patto" tra privati avvierà 5000 giovani al mercato del lavoro
A fronte di 1,3 milioni di disoccupati ci sono 731 mila posizioni scoperte presso le aziende. Un fenomeno paradossale a cui Intesa Sanpaolo offre una soluzione. Si comincia con Roma e Napoli
Milano. Un "patto" tra banca e imprese cerca di salvare dalla disoccupazione migliaia di giovani, facendo quello che in realtà dovrebbe fare lo Stato, creare cioè in Italia le condizioni di “occupabilità” per persone che hanno già completato un percorso di studi ma a cui manca quel pezzo di formazione necessario per entrare nel mondo del lavoro. Il fenomeno è noto: nel nostro paese esiste una paradossale discrepanza tra un dato allarmante di disoccupazione giovanile – che nella fascia d'età compresa tra 15 e 24 anni è arrivato al 31,4 per cento secondo gli ultimi dati Istat – e 731 mila posizioni scoperte all'interno di aziende private. In pratica metà dei giovani italiani senza un impiego – che in tutto sono 1,3 milioni – potrebbero già trovare uno sbocco se non esistesse un gap formativo e informativo che impedisce a domanda e offerta di incontrarsi.
A proporre una soluzione è il gruppo Intesa Sanpaolo, che ha dato il via a un progetto per inserire 5000 giovani come addetti alla ristorazione/alberghiero, nella vendita retail e nell'informatica, i settori che in questa fase presentano la maggiore carenza di risorse umane. Si comincia con Roma e Napoli, le città in cui si concentra la percentuale più elevata di nuove generazioni senza lavoro, per proseguire con Bari, Palermo, Milano e Torino, ed eventualmente altri capoluoghi di provincia. “In un paese non c'è crescita se ci sono problemi sociali – dice al Foglio Paolo Bonassi, responsabile della direzione di supporto strategico del gruppo – Questo progetto è parte integrante dell'impegno che la nostra banca porta avanti proprio sul piano sociale con diverse iniziative. Non intendiamo sostituirci alle istituzioni, ma contribuire a rimuovere gli ostacoli che impediscono al mercato del lavoro di funzionare più efficacemente soprattutto nel Sud Italia”.
Il punto è che il 17 per cento delle posizioni attualmente disponibili presso le imprese sono difficili da coprire perché spesso i candidati non hanno i requisiti richiesti. “Il fenomeno della disoccupazione giovanile si scontra con la difficoltà delle imprese a reperire risorse già formate – continua Bonassi – Come banca con una presenza capillare sui territori, abbiamo avuto modo di riflettere su informazioni che ci venivano sia dalle famiglie con a carico figli giovani e senza lavoro sia dalle aziende che cercavano invano nuovi addetti. Elaborando questa grande quantità di informazioni, ci siamo resi conto che per colmare questo gap bastava offrire ai giovani gli skill aggiuntivi necessari, in pratica un supplemento di formazione”.
Il progetto di Intesa Sanpaolo ha così trovato nella piattaforma “Generation” lanciata in Italia dalla società di consulenza internazionale McKinsey, il partner ideale. I ragazzi tra i 18 e i 29 anni saranno selezionati in base alle loro caratteristiche, ma soprattutto alla motivazione personale, e inseriti in aule che completeranno il loro percorso formativo rendendoli così “occupabili” nei settori che presentano un maggiore disallineamento tra domanda e offerta, che rappresenta la principale causa di disoccupazione giovanile. Fenomeno a cui sono i privati a cercare di dare una risposta, mentre l'unica soluzione offerta finora dal governo è quella di un sussidio.