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Atlantia dice no ad Alitalia. Ma cambiare idea sarebbe conveniente

Mariarosaria Marchesano

La società dei Benetton si tira fuori, ma secondo un'analisi di Fidentiis mettere sul tavolo la revoca della concessione di Autostrade potrebbe essere un vantaggio. Scontro tra Lega e M5s 

Milano. In attesa del question time che si svolgerà oggi alla Camera, in cui il ministro Giovanni Tria risponderà sull'ipotesi dell'ingresso del Mef in Alitalia, arriva secca la smentita di Atlantia sull'interesse a investire nel salvataggio della compagnia di bandiera. "In relazione ad alcune indiscrezioni pubblicate oggi da organi di stampa, Atlantia ribadisce che sulla vicenda Alitalia la sua posizione non è cambiata rispetto alle ripetute dichiarazioni pubbliche del ceo, Giovanni Castellucci – si legge in una nota della società che fa capo al gruppo Benetton – Nessun fondamento quindi possono avere notizie circa presunti accordi, ancorché preliminari, per una eventuale partecipazione alla newco Alitalia". Il gruppo ricorda anche che "pur essendo molto attenta al futuro di Alitalia in considerazione della sua importanza per Aeroporti di Roma, attualmente Atlantia è già impegnata in Italia su numerosi e complessi fronti".

     

La quota di Alitalia in cerca di compratori è pari al 40 per cento e al momento non ci sono offerte, anche se il vice premier Luigi Di Maio continua a mostrarsi ottimista dicendo che ci sono "buone notizie in arrivo". In realtà la questione è molto complessa e quello del salvataggio della compagnia di bandiera rischia di diventare l'ennesimo terreno di scontro tra le due forze di governo. La Lega, infatti, spinge per il coinvolgimento di Atlantia, che vede come unica soluzione possibile, ma  questa ipotesi trova una decisa resistenza da parte del M5Stelle, che sul dossier sembra intenzionato a far valere il suo peso.

    

Secondo un'analisi del gruppo d'investimenti Fidentiis, se in cambio dell'ingresso in Alitalia, Atlantia ricevesse lo stop alla procedura di revoca della concessione di Autostrade per l'Italia, dopo il crollo del ponte Morandi lo scorso agosto, allora potrebbe valerne la pena. "In effetti, un investimento di poche centinaia di milioni di euro in Alitalia, anche se ha generato una perdita una tantum, sarebbe molto poco rispetto al valore della concessione Aspi. Pertanto, consideriamo un possibile accordo con il governo positivo per Atlantia", commentano gli analsiti di Fidentiis, secondo cui l'equity story del gruppo veneto continua a risentire di un significativo elemento di incertezza a causa proprio del rischio derivante dal contenzioso con il ministero dei Trasporti, che nell'agosto 2018 ha avviato la procedura di revoca della concessione di Aspi, e quello più in generale legato al quadro normativo italiano.   

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