Il giorno più difficile della Fed
Powell stretto tra gli attacchi di Trump a Draghi e la difficile decisione di abbassare i tassi. Per gli analisti non è ancora il momento di tagli al costo del denaro
Milano. Non ci poteva essere giorno più imbarazzante per Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, per affrontare una riunione strategica come quella prevista per oggi, in cui i mercati di tutto il mondo si aspettano che la banca centrale americana annunci un cambio di passo nella politica monetaria. Con un atto senza precedenti, il presidente Donald Trump ha accusato il numero uno della Bce, Mario Draghi, di manipolare il cambio euro-dollaro paventando l'arrivo di nuove misure di stimolo per l'Eurozona. "Concorrenza sleale", ha detto Trump. In realtà, come ha spiegato in un'intervista al Corriere della Sera Joseph Gagnon, un analista del Peterson Institute for international economics, centro studi di Washington tra i più noti nella comunità mondiale degli economisti, il presidente americano "sbaglia, perché confonde le manovre sui cambi con la politica monetaria. Una differenza che sono sicuro sia molto chiara ai consiglieri della Casa Bianca che però non sono presenti quando Trump twitta".
Insomma, ce n'è abbastanza per creare qualche mal di pancia ai piani alti della Fed, dove già i rapporti con la Casa Bianca sono piuttosto tesi da quando Trump, lo scorso dicembre, ha "consigliato" un cambio sulla rotta dei tassi fino a quel momento in salita. Da allora Powell ha adottato una linea di politica monetaria accomodante – praticamente ha mantenuto il costo del denaro invariato – contribuendo così anche alla ripresa di Wall Street. Quello che si aspettano gli analisti e gli osservatori dei mercati è che, se anche oggi non fosse annunciato un taglio dei tassi, possibilità che viene considerata marginale, Powell faccia scomparire dai suoi discorsi la parola "pazienza" più volte adottate nelle ultime occasioni per trasmettere un messaggio rassicurante ai mercati ma ancora lontano da politiche espansive sui tassi.
Powell e il Fomc (il comitato di politica monetaria) hanno così compito di decidere quale azione intraprendere per guidare al meglio l'economia attraverso le incertezze commerciali attuali e future, in un periodo di bassi livelli di occupazione, indebolimento degli investimenti e pressioni deboli sui prezzi. Dave Chappell, gestore di Columbia Threadneedle Investment, spiega che la "fase della pazienza" potrebbe essere arrivata a termine. Il brusco dietrofront della Fed è stato guidato da un improvviso inasprimento delle condizioni finanziarie a causa del crollo dei mercati verso la fine dello scorso anno. "Ciò ha coinciso con un flusso di critiche pressoché continuo alla politica della Fed da parte del presidente Trump, che ha infranto decenni di protocollo e, alcuni sostengono, minacciando così sia l'indipendenza sia la credibilità della banca centrale. Il che ci riporta alla difficile situazione in cui Powell e i suoi colleghi si trovano".
In pratica, Powell si trova in mezzo a un guado. "Nell'improbabile eventualità che la Fed registri un taglio dei tassi mercoledì, potrebbe essere accusato di piegarsi alle pressioni di Trump e di alimentare ulteriormente i prezzi degli attivi. Se si erge a favore e segnala scarsa inclinazione a sostenere i prezzi correnti del mercato, potrebbe rischiare di danneggiare i mercati azionari prima di un esito del G20 potenzialmente negativo", continua Chappell nella sua analisi. "Questo ci porta a concludere che Powell, ancora una volta, camminerà su una sottile linea parlando di economia, riconoscendo che l'inflazione rimane inferiore a quella che lui e i suoi colleghi vorrebbero vedere, e che i potenziali ostacoli al commercio e alle condizioni globali lasciano la commissione pronta ad adeguare la politica in modo tempestivo. Il dot plot dovrebbe, inoltre, confermare una condizione di prontezza ad agire. Questa posizione dovrebbe essere sufficiente per mantenere i mercati intorno ai livelli attuali, ma a un certo punto, forse subito dopo la riunione di luglio, gli investitori vorranno qualcosa di più che semplici parole".