Varoufakis smonta i minibot: "Porteranno alla fine dell'Eurozona"
L'ex ministro dell'Economia di Atene boccia la proposta dei gialloverdi. "La loro idea trascinerà l'Italia fuori dall'euro"
“E’ una strana sensazione quella di vedere un tuo progetto messo in pratica per ottenere il contrario di quello che intendevi”. Così l’ex ministro dell’Economia greca, Yanis Varoufakis, inizia il suo articolo pubblicato su Project Syndicate, in cui demolisce i minibot proposti dal governo italiano, definiti una minaccia per l’Eurozona. E se la bocciatura arriva dal promotore del sistema delle criptovalute di stato (correva l’anno 2015, quello della Grexit), allora la critica di Varoufakis diventa ancora più intrigante.
L’economista greco, oggi professore all’Università di Atene, smonta l’idea gialloverde di emettere titoli per permettere ai cittadini di vedersi ripagati i debiti nei confronti della pubblica amministrazione. E, soprattuto, spiega come i minibot rischiano di portare alla distruzione dell’Eurozona. Intanto, la premessa: l’idea avanzata da Varoufakis nel 2015 (e poi abortita) prevedeva un modello di disintermediazione bancaria tramite un sistema di pagamenti parallelo e digitale rispetto a quello dell’euro. Il sistema di pagamento era garantito dalle tasse: significa che se i cittadini e le imprese avessero optato per questa strada, avrebbero usufruito di uno sconto del 10 per cento sulle imposte future.
Secondo l’ex ministro greco, il sistema che aveva ideato per la Grecia è molto diverso da quello proposto ora in Italia. Prima di tutto, scrive, “i minibot verranno stampati su carta, una cosa a cui mi sono sempre opposto per evitare il rischio del mercato nero”. In Grecia invece, spiega Varoufakis, “la nostra offerta totale di crediti digitali sarebbe stata gestita per assicurare piena trasparenza e impedire la sovrapproduzione inflazionistica di crediti”. Secondo il blog Phastidio, il piano greco e quello italiano non sarebbero così dissimili, perché entrambi basati un sistema parallelo e su debiti futuri.
Ma la vera differenza, conclude l’ex ministro greco, è politica: “Il sistema parallelo di pagamenti che avevo proposto […] serviva a creare un nuovo spazio fiscale e a rendere più civile l’unione monetaria. Il sistema italiano è il primo passo verso una valuta parallela per portare quasi alla fine dell’Eurozona”. Insomma, il professore populista greco, vate della ribellione all’austerity di Bruxelles, manda un messaggio ai suoi seguaci gialloverdi: “State sbagliando strada”.