Alitalia sul binario morto
Una nazionalizzazione disperata rivela la grande truffa di Di Maio
Il governo non doveva usare i soldi degli italiani per Alitalia dopo anni di perdite, almeno queste erano le intenzioni pre-elettorali di Luigi Di Maio, ormai due anni fa. Anno 2017: “Sono fiducioso sul fatto che Alitalia possa stare sul mercato senza soldi pubblici! Secondo me se la rimettiamo in piedi con una partnership con Air France e Lufthansa, spending review, mandiamo a casa il management che l’ha ridotta così, non avremo bisogno di metterci i soldi degli italiani in Alitalia”. Stesso concetto ribadito nel 2018, in agosto, ormai al governo quando la cloche di Alitalia era piegata verso la picchiata: “No alla nazionalizzazione vecchio stile, voglio sincerarmi con i cittadini del fatto che non metteremo altri soldi dei contribuenti, ce ne sono già abbastanza”.
Sono passati mesi da quando il bi-ministro parlava così, rischiava di essere assunto per direttissima all’Istituto Bruno Leoni. Come si sa si è smentito: il prestito dello stato (900 milioni più interessi) non verrà restituito e il governo procede a una nazionalizzazione, non proprio vecchio stile solo perché a fare volare la compagnia aerea ci saranno le Ferrovie.
Ieri le agenzie di stampa battevano appunto la soluzione definitiva per Alitalia a cinque giorni dalla scadenza per la presentazione delle offerte: una formazione tutta pubblica con le Ferrovie dello stato e il ministero dell’Economia ad avere la maggioranza delle quote. Non sono riusciti a piegare una concessionaria come Atlantia – prima definita “decotta” e poi pregata di rimanere in partita –, poi hanno fatto capolino un altro concessionario autostradale come Toto e il presidente della Lazio Lotito. Ultimo è arrivato Germán Efromovich, appena estromesso dal controllo della compagnia colombiana Avianca perché in difficoltà finanziarie e incapace di ripagare un debito nei confronti di United. A Repubblica ha detto che “vuole fare il presidente” di Alitalia. Il punto più critico, oltre all’ennesimo spreco di soldi pubblici, è proprio questo: Alitalia non riesce a trovare un partner aereo con il quale potersi sviluppare. Così la nuova compagnia, guidata dalle Ferrovie, nasce già su un binario morto.