Prima di crollare, il ponte Morandi preoccupava già Autostrade
Il Financial Times rivela un rapporto interno con cui Atlantia ha cercato di fare chiarezza su eventuali carenze nella manutenzione del viadotto. Le prime indagini risalgono a dieci anni fa
Un'indagine interna commissionata da Atlantia poco dopo il crollo del ponte Morandi di Genova svela che "la struttura presentava alcuni problemi di sicurezza già dieci anni prima del collasso", avvenuto il 14 agosto 2018. A rivelarlo è il Financial Times, che ha potuto leggere le 87 pagine della relazione nota agli inquirenti ma tenuta fino a questo momento riservata all'opinione pubblica. Il rapporto è stato commissionato lo scorso settembre dal gruppo che controlla Autostrade per l'Italia, società responsabile della gestione del tratto stradale che comprende il viadotto del Polcevera, per determinare eventuali carenze nella manutenzione del ponte. A novembre i risultati dell'indagine sono stati presentati al consiglio di amministrazione. Una nota di Atlantia, inviata alla stampa in mattinata, conferma che il documento è stato illustrato e discusso a novembre 2018, ma smentisce che dall'analisi siano emersi "problemi di sicurezza".
Secondo quanto riporta il quotidiano, nel rapporto sono elencati una serie di interventi da attuare, ognuno associato a una scala di priorità con un valore da 10 a 70. E' sui tiranti che secondo la relazione ci sarebbe stato più bisogno di intervenire, già dal 2011: l'indice è infatti pari a 60 per un problema individuato sette anni prima del crollo e monitorato anche negli anni successivi, con l'ultimo test effettuato proprio nel 2018. Secondo Atlantia, che con una email ha risposto al Financial Times, il valore 50 non indica alcun difetto strutturale o di sicurezza e consente la pianificazione della manutenzione entro cinque anni. "Nessuna analisi o relazione suggeriva che fosse necessario un intervento urgente", ha specificato nella sua comunicazione al Ft la società. Il rapporto documenta inoltre che ogni due anni, tra il 2009 e il 2017, sono state svolte indagini "straordinarie" sul ponte, mentre indagini "diagnostiche" – prove visive e materiali sui componenti, per valutare le loro condizioni – sarebbero state condotte ogni anno tra il 2009 e il 2015. Insomma, il rapporto afferma che tutti i problemi di sicurezza sono stati gestiti in conformità con la legge, ma testimonia anche che una serie di criticità erano state individuate con largo anticipo e mai affrontate.
Non è la prima volta che alcuni documenti provano l'esistenza di problemi già noti legati alla sicurezza del ponte crollato. Ne sono una prova le cinque lettere inviate al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti tra il 6 febbraio e il 13 aprile 2018, firmate dal direttore della manutenzione di Autostrade, una delle quali pubblicata dall'Espresso poco dopo il crollo. In quell'occasione la società della famiglia Benetton aveva risposto che si trattava di "ordinarie comunicazioni" per sollecitare la direzione del Mit competente "all'approvazione del progetto di miglioramento delle caratteristiche strutturali del viadotto", "tenuto conto che il tempo di approvazione da parte del ministero si stava protraendo oltre il termine dei 90 giorni". A quasi un anno dal crollo del ponte e dalla morte di 43 persone, sono ancora in corso le indagini preliminari e non sono ancora state individuate le cause che hanno determinato il cedimento della struttura. Intanto, le minacce più volte ripetute dal M5s di ritirare la concessione ad Autostrade non hanno trovato seguito, mentre ieri è stato ufficializzato l'ingresso nella cordata salva Alitalia della società Atlantia.