Kurier della Sera
Il titolo fiacco di Rcs motiva le mire dei tedeschi Burda e Axel Springer sul “salotto” di Cairo
Roma. Con la crisi di governo latente, s’infittiscono i rumor su una possibile discesa in campo di Urbano Cairo e sull’interesse di gruppi esteri per Rcs, la casa editrice del Corriere della Sera. Le due cose, però, non vanno necessariamente di pari passo, nel senso che se Cairo deciderà o meno di impegnarsi in politica – ipotesi che al momento appare più suggestiva che realistica – dipenderà da fattori che poco hanno a che fare con valutazioni di mercato su Rcs Mediagroup, di cui l’imprenditore torinese è diventato socio di controllo nel 2016 con un’Opa a 1 euro per azione, a fronte di una valutazione attuale del titolo di 0,90 centesimi. Nulla esclude che alla fine il cerchio si chiuda per una convergenza di interessi, ma in casi come questo la storia insegna che occorrono soldi, tempo e pazienza.
Secondo il quotidiano finanziario MF/Milano Finanza, il gruppo dei media tedesco Hubert Burda starebbe puntando sul quotidiano di Via Solferino per soddisfare le sue mire espansionistiche in Italia dichiarate dall’amministratore delegato Paul Bernard Kallen. Il gruppo Burda, che edita testate come Focus, Chip, InStyle, oltre a essere proprietario di piattaforme d’informazione digitale e social network, è ancora nelle mani dell’omonima famiglia tedesca e in passato è stato socio di Rcs nel ramo periodici per poi divorziare nel 2004 a causa di divergenze nella gestione. L’ipotesi di un ritorno di fiamma per la casa editrice italiana – finalizzata all’acquisizione del Corriere – ha offerto lo spunto agli analisti finanziari per fare un ragionamento sulle valutazioni di mercato dei gruppi editoriali italiani. L’interesse che riesce a catturare Rcs, secondo Mediobanca Securites, mette in luce la capacità dell’azienda di produrre profitti e dividendi in uno scenario di settore particolarmente avverso. Il che è lo stesso motivo che ha spinto il fondo di private equity americano Kkr a entrare un mese fa nel capitale di Axel Springer, lasciando peraltro che la vedova del fondatore, Friede Springer, restasse come azionista rilevante del gruppo che, tra l’altro, edita la Bild, il quotidiano più venduto in Europa.
In questo caso, come evidenzia l’analisi di Mediobanca, il fondo americano ha pagato un prezzo che, sulla base dei multipli di mercato che vengono applicati a queste operazioni, è pari a 11 volte il rapporto tra l’enterprise value (il valore dell’impresa) e l’Ebitda (cioè i margini di profitto prodotti). In pratica, l’americana Kkr ha riconosciuto ad Axel Springer un valore che è due volte e mezzo rispetto a quello che la Borsa riconosce a Rcs e ad atri gruppi editoriali italiani quotati, come Gedi, Mondadori e Cairo Communication. “Dubitiamo che Rcs (o il Corriere della Sera) siano disponibili per la vendita, ma vista la valutazione depressa alla quale gli editori stanno scambiando [in Borsa], non siamo sorpresi di vedere un potenziale interesse da parte di fondi di private equity o di operatori internazionali”, concludono gli analisti di Mediobanca.
Insomma, le case editrici italiane sono a buon mercato, come si vede anche paragonando il prezzo medio delle loro azioni con quello dei principali gruppi francesi e inglesi che valgono mediamente il doppio. I motivi sono conosciuti: il persistente calo della pubblicità e delle copie vendute a cui non si contrappone una vera strategia di sviluppo nel digitale che, invece, in casi come il New York Times vede già una penetrazione superiore al 50 per cento e la conseguente partecipazione alla generazione di utili. Una simile condizione di sottovalutazione potrebbe rappresentare un’opportunità di acquisto per investitori interessati a patto che i gruppi familiari o imprenditoriali che oggi hanno il controllo dei media italiani siano disposti a farsi da parte. Quello che c’è da domandarsi, tornando a Rcs, è se Cairo abbia abbastanza fiducia per proseguire la sua avventura di editore – finora di successo – o se si farà tentare dalla politica. In questo caso potrebbe valutare un’offerta che gli riconosca un premio o che gli consenta di superare un eventuale conflitto d’interesse essendo il proprietario del primo quotidiano italiano.