La censura populista colpisce all'Ice
Il Comitato editoriale si è dimesso. Ecco la lettera che il Sole non ha pubblicato
Il caso di censura dell’Ice (Agenzia per il commercio estero) con le conseguenti dimissioni di massa dal Comitato editoriale è molto grave, anche se se ne parla poco. I fatti. Un gruppo di economisti, coordinati dal prof. Lelio Iapadre e con la supervisione di un Comitato editoriale presieduto dal prof. Fabrizio Onida, realizza il Rapporto annuale dell’Ice. Alcuni giorni prima della presentazione, avvenuta il 23 luglio a Napoli alla presenza del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio, accade qualcosa senza precedenti.
Il presidente dell’Ice Carlo Maria Ferro decide, a differenza delle precedenti edizioni, di non pubblicare la Sintesi ma un breve “booklet” depurato dai contenuti giudicati troppo pessimistici, critici e caratterizzati da “apologia della Commissione europea”. Di fronte a questa censura “non solo spiacevolmente irrituale, ma soprattutto ingiustamente squalificante del lavoro di squadra, nonché gravemente offensiva della serietà professionale degli autori e della mia stessa dignità scientifica”, il 12 luglio il presidente Onida si dimette, seguito a stretto giro da 10 su 11 membri accademici del Comitato che scrivono una lettera pubblicata il 19 luglio dal sito Lavoce.info: “Intendiamo ribadire – scrivono – che un’Agenzia pubblica come l’Ice abbia l’obbligo di offrire… una rappresentazione corretta delle tendenze e dei processi di internazionalizzazione dell’economia italiana e non un’immagine deformata da malintese finalità di comunicazione esterna, o, peggio ancora, piegata alle logiche di una parte politica”.
Il giorno successivo, il 20 luglio, in un articolo del Sole 24 Ore sulla vicenda compare una risposta dell’Ice che nega qualsiasi tipo di censura della Sintesi: semplicemente “si è ritenuto di rielaborarne il formato editoriale e la veste grafica per ottenere un prodotto innovativo”. Inoltre, sostiene sempre l’Ice, le dimissioni dei professori sono ininfluenti in quanto il comitato editoriale continua “ad esistere e a lavorare serenamente”. Dopo l’articolo, il 22 luglio Onida – storica firma del Sole 24 Ore – invia, a nome dei membri dimissionari del Comitato, una lettera di rettifica al quotidiano finanziario che finora non è stata pubblicata. E’ importante, per un caso di censura, che sia resa nota. Eccola.
Egregio direttore,
abbiamo letto l’articolo sul Sole 24 Ore del 20 luglio, in cui si parla delle nostre dimissioni dal Comitato editoriale del Rapporto annuale dell’Ice e si riportano i contenuti di una replica dell’Ice alla nostra lettera di dimissioni. La replica dell’Ice contiene affermazioni false o inesatte.
La censura del Presidente dell’Ice sulla sintesi del Rapporto, firmata da due di noi (Giorgia Giovannetti e Lelio Iapadre) ma discussa e condivisa dall’intero Comitato editoriale, riguarda i suoi contenuti e non il suo formato editoriale. Il Presidente dell’Ice ha scritto che il testo della sintesi “mantiene elementi pessimisti e critici (salvo l’apologia della Commissione europea nonostante 5 anni di assenza di politica industriale per la crescita) e non offre autentici spunti di lettura e riflessione”. Per questo motivo ha deciso di sostituirla con un suo testo più breve, redatto con l’aiuto di un collaboratore. Non Le sembra una censura?
Altra questione è quella del formato della sintesi. Il Comitato editoriale, nella sua riunione del 21 marzo, aveva preso atto della richiesta del Presidente di aggiungere alla tradizionale sintesi del Rapporto un prodotto innovativo, destinato a una comunicazione più ampia, e ha collaborato alla sua realizzazione. Riteniamo tuttavia che l’intelligenza critica degli imprenditori e degli altri lettori del Rapporto meriti maggiore rispetto. Non si capisce perché l’obiettivo di cogliere meglio la loro attenzione debba essere perseguito con un approccio propagandistico che semplifica i messaggi, selezionando esclusivamente le notizie positive.
Nel vostro articolo si legge, tra l’altro, che il Comitato editoriale continua “ad esistere e a lavorare serenamente” in quanto si sono dimessi 11 dei 21 membri. La realtà è diversa: si sono dimessi 11 dei 12 membri che partecipavano a titolo personale, come accademici o come esperti. Non si sono dimessi i membri che non potevano farlo, perché partecipano al Comitato in rappresentanza di istituzioni o imprese. Le assicuriamo che da molti di essi abbiamo tuttavia ricevuto messaggi e telefonate di solidarietà e sostegno alla nostra iniziativa.
Anche l’affermazione successiva è inesatta: “Le dimissioni seguono la decisione dell’Ice, già comunicata, di procedere alla sostituzione di alcuni membri. Con il loro atto i dimissionari non hanno fatto altro che anticipare di una settimana la scadenza del loro mandato”. Nessuno dei membri dimissionari del Comitato aveva in precedenza ricevuto comunicazioni dall’Ice relative allo loro eventuale sostituzione. Al solo prof. Iapadre era pervenuta il 15 luglio (e quindi dopo le dimissioni del prof. Onida, che hanno avviato la nostra iniziativa) una lettera del Presidente, che si chiudeva con l’invito a lasciare il suo incarico di Coordinatore scientifico del Rapporto, senza menzionare quello di membro del Comitato editoriale. Tale lettera era superflua, perché tutti i nostri incarichi sarebbero comunque scaduti automaticamente con la pubblicazione del Rapporto, evitando all’Agenzia il trauma di questo scontro. Anche le nostre dimissioni sono superflue dal punto di vista formale.
Crediamo però che non lo siano sul piano sostanziale, anche a giudicare dalle tante manifestazioni di consenso che ci stanno arrivando, dalla comunità accademica e sui mezzi di comunicazione sociale. Si tratta di difendere l’Agenzia Ice, il cui patrimonio di competenze ed esperienze appartiene a tutti i cittadini, dal gravissimo attacco sferrato dal suo Presidente all’autonomia e alla credibilità scientifica dei servizi di informazione e analisi economica che essa offre al sistema delle imprese, alle autorità politiche e all’opinione pubblica.
Cordiali saluti.
Fabrizio Onida (Università Bocconi), Giancarlo Corò (Università Ca’ Foscari Venezia), Luca De Benedictis (Università di Macerata), Sergio De Nardis (Luiss School of European Political Economy, Roma), Paolo Giordani (Luiss, Roma), Giorgia Giovannetti (Università di Firenze), Anna Giunta (Università di Roma Tre), Lelio Iapadre (Università dell’Aquila), Francesco Rullani (Luiss, Roma), Lucia Tajoli (Politecnico di Milano), Gianfranco Viesti (Università di Bari).