Non funziona il gioco delle tre carte di Salvini
Inutile prendersela con Tria, se non si taglia la spesa non si tagliano le tasse
Al termine dell’incontro con le parti sociali il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha indicato quali saranno i pilastri della prossima legge di Bilancio: “Un coraggioso e sostanzioso abbassamento delle tasse” e “investire in infrastrutture e opere pubbliche”. Sul fronte delle imposte il leader della Lega ha detto che si sta “lavorando all’eliminazione della Tasi e alla riorganizzazione della tassazione sulla casa”, ma l’intervento più sostanzioso è quello sull’Irpef: “Pensiamo a 10-15 miliardi di riduzione tasse, a partire dal superamento del bonus Renzi, che non vale dal punto di vista dell’accumulo contributivo per la pensione”, ha aggiunto il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia. Più investimenti e meno tasse, quindi. Si tratta di due obiettivi pienamente condivisibili, di cui il paese ha un grande bisogno vista la progressiva riduzione della spesa in conto capitale e l’elevata pressione fiscale che con questo governo, purtroppo, ha smesso di scendere dopo un leggero ma costante calo negli ultimi anni. Il problema è sostanzialmente quello del finanziamento di queste misure, soprattutto considerando che ci sono già 23 miliardi da trovare per evitare l’aumento dell’Iva. “Sono pronto ad andare a contrattare la flessibilità necessaria con l’Europa”, ha dichiarato Salvini. Ma, a parte il fatto che lui non frequenta molto Bruxelles e che non spetta a lui contrattare i saldi di bilancio, questa è una strada già imboccata (malamente) lo scorso anno. Salvini ha dichiarato di avere “una linea diversa” da quella del ministro dell’Economia Giovanni Tria: “Niente gioco delle tre carte. E’ impensabile fare una manovra a costo zero, chi era al tavolo diceva che se vuoi fare una manovra coraggiosa non la fai a costo zero, altrimenti sei mago Merlino”. Che tradotto vuol dire fare una manovra in deficit. Ma è questa che sarebbe una scelta da apprendista stregone per un paese con il debito come il nostro. Se il vicepremier vuole fare davvero una manovra “coraggiosa” dovrebbe semplicemente attuare ciò che il suo governo ha scritto nel Def e nei documenti ufficiali inviati a Bruxelles: privatizzare e tagliare la spesa corrente. Il resto è un gioco delle tre carte che i mercati e l’Ue conoscono troppo bene.