La crisi politica alla prova del rating

Mariarosaria Marchesano

Attesa per il giudizio di Fitch. Il downgrade è improbabile, ma l'agenzia valuterà l’impatto delle elezioni anticipate sulla manovra

Milano. L’Italia attende il giudizio dell’agenzia di rating Fitch con la crisi di governo alle porte. Non è detto che le ultime evoluzioni del quadro politico influiscano sulla decisione prevista per oggi, ma potrebbero pesare sulle valutazioni di tipo prospettico, soprattutto in relazione al dibattito sulla legge di Bilancio per il 2020 che inizierà a settembre.

 

Gli analisti ritengono molto bassa la probabilità di un downgrade da parte di Fitch. L’agenzia ha messo sotto osservazione l’Italia per un possibile declassamento il 24 agosto 2018, con il rating di BBB, ovvero due tacche sopra il livello di “investiment grade” (corrisponde alla tipologia di obbligazioni emessa da stati sovrani tipicamente acquistata dalla maggioranza degli investitori istituzionali, fondi obbligazionari in particolare) e ha due anni per trasformare eventualmente l’outlook negativo in un giudizio più severo.

 

La possibilità di elezioni anticipate, che si è palesata nelle ultime ore, però, rappresenta un elemento nuovo che va letto in parallelo con il calendario che fissa l’iter per l’approvazione della finanziaria con annesso dibattito pubblico sui conti dello stato e scambio di considerazioni e informazioni con la Commissione europea. In questo scenario, un aumento dell’incertezza politica, con conseguenti riflessi sui mercati, non è da escludere e Fitch potrebbe tenerne conto nell’outlook, che già lo scorso febbraio aveva confermato negativo. In quell’occasione, l’agenzia di rating aveva messo in evidenza l’elevato indebitamento dello stato italiano e la debolezza strutturale del sistema bancario.

 

Il giudizio è particolarmente atteso anche alla luce della stima preliminare del pil del secondo trimestre di quest’anno diffusa dall’Istat nei giorni scorsi, che mostra come la crescita dell’economia italiana sia praticamente ferma. Anche secondo Lorenzo Codogno, ex capo economista del Mef e fondatore della società di consulenza indipendente LC Macro Advisors, un downgrade del rating da parte di Fitch è improbabile, perché la maggior parte degli elementi negativi e dei rischi sono già stati presi in considerazione nelle precedenti valutazioni dall’agenzia. Tuttavia, il rischio di un peggioramento del giudizio rimane elevato nei prossimi mesi se il bilancio italiano non dovesse essere sostanzialmente coerente con le norme fiscali dell’Unione europea e tenendo conto del fatto che il rapporto debito/pil è destinato a deteriorarsi anche nello scenario migliore.

 

Il punto è proprio questo. Che ci siano o meno elezioni anticipate, la legge di Bilancio per il 2020 rappresenta un banco di prova fondamentale per la tenuta dei conti pubblici italiani. Se la finanziaria 2019 è stata per il governo gialloverde lo strumento attraverso il quale attuare le promesse fatte in campagna elettorale, la manovra per il prossimo anno dovrebbe rispecchiare gli impegni assunti con Bruxelles per scongiurare la procedura d’infrazione, cosa che appare almeno complicata alla luce delle attuali divisioni tra le due forze politiche che lo compongono, Lega e M5s. Come fa notare Codogno, a inizio luglio l’Italia ha aggiornato le proiezioni delle entrate e delle spese e ha introdotto alcune misure per contenere il disavanzo, portandolo al disotto del 2 per cento, nonostante le proiezioni del pil per quest’anno prevedano una crescita dello 0,2 per cento invece che dell’1 per cento, come indicato dal governo lo scorso dicembre. Proprio sulla base di questo “sforzo fiscale aggiuntivo”, la Commissione europea il 3 luglio è arrivata alla conclusione che non c’era abbastanza materiale per proporre al Consiglio degli stati membri l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per mancanza di rispetto del criterio del debito in questa fase. Avere evitato la procedura ha contribuito a fare abbassare i rendimenti dei titoli di stato italiani decennali insieme con le aspettative di una politica monetaria espansiva da parte della Bce.

 

Ma che cosa succederà d’ora in avanti? I mercati attenderanno l’autunno per capire come si muoverà l’esecutivo sulla manovra, sempre che la compagine resti quella attuale. La presentazione della nota di aggiornamento al Def entro il 27 settembre, che conterrà le nuove previsioni su pil, deficit e debito, è un tassello fondamentale perché getta le basi per la legge di Bilancio del prossimo anno. “L’Italia ha fatto ben poco per migliorare le sue prospettive fiscali a medio termine – continua Codogno – Per un adeguamento strutturale di 0,1 punti percentuali per il 2020, il governo dovrebbe introdurre misure di bilancio nette pari all’1,4 per cento del pil. La realizzazione di un bilancio conforme alle norme dell’Unione europea rimane quindi molto difficile e ridurre in modo sostenibile il rapporto debito/pil sarà ancora più arduo”.

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