Il modello Salvini è la causa della nuova incertezza economica
Le elezioni preoccupano i mercati a causa dell’ostilità leghista verso il modello Tria. La tranquillità relativa dell’Italia negli ultimi mesi era legata alla strategia del galleggiamento. Combatterla diventa un rischio
Dunque si vota. Cosa significa questo per l’economia? Intanto che vengono meno gli scenari che si sarebbero potuti materializzare se la legislatura fosse andata avanti. Ne consideriamo due: uno scenario di “galleggiamento” e uno scenario di “sfondamento”.
Il primo scenario sembrava essere quello a cui si stava avviando l’economia e a cui si stava adattando la politica del governo. Un scenario in cui, con molta fatica, si raccoglievano risorse per scongiurare l’aumento dell’Iva (già in legislazione), le spese indifferibili e, a scelta una diminuzione delle tasse (piatte o meno) e l’introduzione di un salario minimo. Un totale comunque elevato di circa 40 miliardi da finanziare da quello che si poteva capire con ulteriori introiti da lotta all’evasione, riduzione delle agevolazioni fiscali (cioè aumenti di tasse), e eliminazione degli 80 euro (da sostituire con riduzioni irpef?) oltre che con ulteriori risparmi sulle misure bandiera: reddito di cittadinanza e quota 100.
Il ministro dell’Economia sembrava orientato a portare il deficit per il 2020 visibilmente sotto il 2 per cento anche per rispettare gli impegni solennemente presi con l’Unione Europea in occasione della chiusura della procedura di infrazione. Lo scenario di galleggiamento era quello su cui i mercati stavano scommettendo: uno scenario senza crescita ma anche (apparentemente) senza instabilità. La discesa dello spread sotto i 200 punti ne era testimonianza. Uno scenario tuttavia che, in assenza di crescita e con un debito/pil ancora in aumento comunque non garantiva una sufficiente protezione contro possibili shock esterni e rinviava, nel migliore dei casi, la crescita a un miglioramento del quadro internazionale. Quadro peraltro in via di rallentamento.
Lo scenario di sfondamento è invece quello invocato a gran voce, fino a qualche giorno fa, dal vice premier Salvini e che si basa, oltre che sulla cancellazione degli aumenti IVA, anche su una riduzione delle tasse significativa e tale da produrre uno “shock fiscale” all’economia, che continua a rimanere in stagnazione. Naturalmente in questo scenario il processo di aggiustamento fiscale concordato con l’Unione Europea sarebbe interrotto e la possibilità di una effettiva apertura di una procedura di infrazione in occasione della legge di Bilancio diventerebbe molto concreta. I mercati reagirebbero probabilmente in modo negativo, cosi come le agenzie di rating, anche perché lo scenario di sfondamento avrebbe effetti assai dubbi sulla crescita, soprattutto nel medio periodo. E alla crescita, prima ancora che alla stabilità, i mercati guardano e guarderebbero.
Le “elezioni subito” introducono un terzo scenario la cui caratteristica principale è l’aumento rilevante dell’incertezza. Nell’ipotesi che dalle urne emerga un governo di centro destra o comunque a forte controllo da parte della Lega sarebbe esclusa una strategia di galleggiamento, perseguita dal ministro dell’Economia, che Salvini ha sempre mal sopportato. Ma non sarebbe necessariamente attuabile o quanto meno sostenibile uno scenario di sfondamento, che richiederebbe una accentuazione della conflittualità con l’Europa e il rischio di ulteriore isolamento del paese.
Lo scenario “elezioni subito”, infatti, deve fare i conti con il calendario della legge di bilancio. Anche nelle ipotesi di voto più ravvicinato i tempi per la approvazione della legge di bilancio sarebbero assai stretti, con l’obbligo di presentare alla Commissione Europea il quadro di bilancio il 15 ottobre e il rischio di ripetere, con toni e tempi più esasperati, il desolante spettacolo della legge di bilancio 2019, fatta approvare con tre voti di fiducia praticamente al buio. In mancanza di approvazione scatterebbe l’esercizio provvisorio, che comprende, tra l’altro, l’aumento delle aliquote Iva per un ammontare di oltre 23 miliardi, quindi uno shock fiscale negativo, l’esatto contrario di quanto previsto dallo scenario di “sfondamento”. Non ci sarebbe da stupirsi che, in un quadro del genere ricominciassero a circolare ipotesi di “circolazione parallela”, cambiamento dello statuto di Banca d’Italia, o della stessa Bce. Insomma un quadro di incertezza assai più pronunciata di quella attuale. Ma questa sembra essere già qui: non a caso lo spread è tornato con un balzo sopra i 240 punti.