Fintech (LaPresse)

Una chance personale per uscire dal sottosviluppo

Maurizio Stefanini

I pagamenti digitali possono avvantaggiare gli africani (non i loro governanti)

Dalla Germania Deutsche Bank annuncia 18 mila licenziamenti. Dall’Italia Unicredit potrebbe licenziare 10 mila dipendenti. In Belgio è stato reso noto un piano per riqualificare i bancari in esubero come paramedici. L’associazione bancaria belga aveva spiegato che è da una ventina d’anni che il settore sta perdendo circa il 2 per cento di addetti all’anno tra digitalizzazione dei servizi e maggiore diffusione del banking online. Un contraccolpo, finora è stato assorbito con la mobilità interna e con i pensionamenti anticipati e non con sostituzioni, che sempre più renderà necessari drastici ridimensionamenti. Il vicepresidente della Banca centrale europea, lo spagnolo Luis de Guindos, ha detto che le banche dovranno convivere con una stagione di tassi negativi che – a suo avviso – non sono la causa principale della bassa redditività del settore come spesso invece lamentano i banchieri: “La bassa redditività delle banche va chiaramente oltre il potenziale impatto dei tassi di interesse negativi. Penso che la bassa redditività delle banche in Europa abbia a che fare con fattori strutturali”, ovvero di modello di business dice riferendosi alla necessità di approdare a un modello digitale capace di ridurre i costi e di aumentare i profitti.

 

Nell’Africa sub-sahariana, in compenso, ben tre milioni di posti di lavoro sono stati creati grazie alla Fintech. Quella digitalizzazione dei servizi finanziari che nella regione sta aumentando il proprio giro di affari in maniera vorticosa: 40 miliardi di dollari nel prossimo biennio, arrivando 150 nel 2022. Le stesse previsioni confermano che entro il 2025 almeno il 66 per cento degli abitanti dell’Africa sub-sahariana sarà dotato di uno smartphone, la maggior parte minorenni in un continente molto giovane. Serve per accedere direttamente al mobile banking saltando direttamente l’epoca della banca tradizionale o del denaro di “plastica” (le carte prepagate o quelle di credito). Inoltre un gran numero di giovani ha l’opportunità di uscire da una condizione di sottosviluppo grazie all’e-banking. Il Kenya è il paese più avanzato in questo senso, dove l’equivalente della metà del pil passa attraverso le transazioni elettroniche.

 

Sono dati che sono stati forniti dall’africanista Marco Cochi in una relazione presentata nel corso dell’ultimo workshop annuale della rivista di geopolitica e economia internazionale Nodo di Gordio. “Un numero sempre più elevato di utenti del continente ora fa affidamento sui pagamenti digitali per inviare e ricevere denaro anche fuori dai confini nazionali, oltre che per saldare bollette, ricevere gli accrediti degli stipendi e pagare beni e servizi”, dice Cochi. “L’innovazione digitale ha consentito agli africani di usufruire di una vasta gamma di servizi finanziari, grazie ai quali hanno accesso al mobile banking e hanno la possibilità di aprire conti deposito, sottoscrivere prestiti, acquistare polizze assicurative e investire in titoli di stato o azioni. Tutto questo usando il proprio smartphone”. “Le nuove tecnologie finanziarie hanno anche contribuito in modo significativo a ridurre il costo delle transazioni e semplificare la facilità di trasferire il denaro”. Inoltre il mobile banking ha permesso al social lending (prestito fra privati) di estendersi su vasta scala, incrementando il risparmio tradizionale e generando maggiori versamenti di denaro. Il mobile banking aiuta anche le rimesse dei migranti, che ufficialmente rappresentavano nel 2013 33,2 miliardi di dollari (contro 36,5 di investimenti stranieri e 46,7 di aiuti pubblici allo sviluppo). Ma probabilmente erano superiori agli investimenti, considerata la difficoltà di rintracciare il complesso di somme inviate ai famigliari, spesso molto piccole. Secondo il Fondo monetario internazionale, nell’Africa sub-sahariana le transazioni di pagamento mobile valgono già il 10 per cento del pil, contro il 7 dell’Asia meridionale e il 2 per cento delle altre regioni. Nella regione sub-sahariana i conti online superano di gran lunga i conti attivati presso una banca che possiede una sede fisica, e la maggiore inclusione finanziaria ha avvantaggiato ampie fasce della popolazione. Compresi poveri, giovani e donne.

 

Secondo Ecobank, l’Africa sub-sahariana rappresenta il 57 per cento di tutti i conti correnti online del mondo. E bisogna calcolare anche il fatto che i due paesi più popolosi, Nigeria ed Etiopia, sono ancora indietro nella tendenza, per via di legislazioni restrittive. Stessa situazione peraltro dell’Egitto, gigante demografico dell’Africa a nord del Sahara. In questi tre paesi si prevedono dunque almeno 110 milioni di nuovi account nei prossimi cinque anni. D’altra parte, un po’ in tutto il nord Africa il livello di penetrazione della “mobile money” è minore. Si parla infatti di poco meno di 50 milioni di account registrati, e di un valore totale di transazioni annue di soli 473 milioni di dollari. Notoriamente, la parte a nord del Sahara è la parte più sviluppata del continente. Ma ciò significa che lì la banca “fisica” è più presente: sia nella sua versione all’occidentale sia nella variante in pieno sviluppo, che invece cerca di sopprimere l’interesse per adattarsi alla legge coranica. Ciò è un’ulteriore riprova del modo in cui tanto più in un’area certe infrastrutture sono scarse, tanto più quella stessa area può essere più disposta a sperimentare quello stesso tipo di infrastrutture in una variante d’avanguardia. Lo si vide in particolare negli anni 90, quando in Bangladesh il futuro Nobel per la Pace e “banchiere dei poveri” Muhammad Yunus sperimentò un sistema di “cellulare di villaggio” in cui paesi sperduti nella campagna che non erano stati mai collegati da linee telefoniche fisse fecero collette per fornirsi di un “cellulare di villaggio” da usare collettivamente.

 

Secondo Ecobank, da questo movimento nasceranno hub tecnologici in paesi come Sudafrica, Kenya, Ruanda, Nigeria, Ghana e Costa d’Avorio. Come spiega sempre Cochi “la rivoluzione nel Fintech è partita dal marzo 2007 in Kenya con l’attivazione del servizio di pagamenti mobili M-Pesa, quando ancora in Italia l’utente medio aveva scarsissima familiarità con questo tipo di servizi. M-Pesa è stato uno dei primi esperimenti di tecnologia applicata alla finanza per un’utenza di massa, diventato il case history per eccellenza quando si pala di pagamenti in Africa. Questo mobile remote payment oggi vanta trenta milioni di utenti in dieci paesi e anche altri servizi finanziari mobili come Mtn Money (sudafricana) e Orange money (francese) hanno raggiunto decine di milioni di utenti in tutto il continente”.