Crolla la produzione industriale in Europa: -2,6 per cento rispetto a giugno 2018
Le Borse europee reagiscono male ai dati che vedono la Germania in recessione tecnica e il pil europeo in rallentamento. Attese negative per l'apertura di Wall Street che ridimensiona l'entusiasmo per il rinvio dei dazi deciso da Trump
Milano. La recessione tecnica della Germania e il rallentamento della produzione industriale nella zona euro nel secondo trimestre, certificato stamattina dall'Eurostat, hanno penalizzato i mercati europei sin dalla mattinata. Perdite che sono poi aumentate in vista dell'apertura negativa di Wall Street. Proprio ieri sera, la Borsa americana ha festeggiato il rinvio dell'applicazione dei dazi cinesi deciso a sorpresa dal presidente Donald Trump. A metà seduta, Piazza Affari è la peggiore tra i listini del Vecchio Continente (-2,2 per cento) con lo spread in leggero calo a 220 punti base, mentre le altre piazza finanziarie, comprese Francoforte e Parigi, perdono tra l'1 e il 2 per cento.
Secondo l'ufficio statistico dell'Unione europea, il pil destagionalizzato del secondo trimestre è in crescita dello 0,2 per cento rispetto ai tre mesi precedenti (che avevano registrato un aumento dello 0,4 per cento) e dell'1,1 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e questo sia nell'area euro che nell'Unione allargata a 28 stati membri. Pessimo il dato della produzione industriale - che riflette soprattutto il rallentamento tedesco - con un calo dell'1,6 per cento a giugno rispetto a maggio e in flessione del 2,6 per cento se confrontato con giugno 2018.
A influire sull'andamento negativo dei mercati anche i timori di una possibile recessione economica negli Stati Uniti (suscitati dall'inversione della curva dei rendimenti dei titoli decennali, i Treasury) e il deciso rallentamento della produzione industriale cinese che cresce 'solo' del 4,8 per cento a luglio registrando il dato peggiore degli ultimi 17 anni.
Dunque, le cattive notizie macro economiche hanno l'effetto di annullare la spinta positiva derivante dal rinvio dell'aggravio delle tariffe commerciali. A ben guardare, come fanno notare alcuni analisti, la decisione di Trump sposta solo di qualche mese l'introduzione dei nuovi dazi poiché al momento nessuna tregua commerciale tra le due superpotenze è stata raggiunta. In più, guardando alla lista dei prodotti - in larga parte beni hi tech di largo consumo come videogame, telefonini, giocattoli e pc - è evidente che si tratta di una mossa del presidente americano che vuole evitare di colpire troppo duramente i consumi americani prima della stagione natalizia, cosa che sarebbe un duro colpo alla sua popolarità.