Via la revoca, il negoziato tra Atlantia e il governo sterza sulle tariffe

Mariarosaria Marchesano

Il neoministro delle Infrastrutture De Micheli prepara la revisione della concessione autostradale. Già le prime frizioni col M5s

Milano. Le dichiarazioni del neo ministro alle Infrastrutture, Paola De Micheli, la quale ha escluso l’ipotesi di una revoca della concessione autostradale al gruppo Atlantia ricordando che non è prevista dal programma del governo giallorosso dove si parla solo di “revisione” dei contratti in essere, pone un interrogativo. Per il M5s, che dal crollo del Ponte di Genova, aveva chiesto la revoca della concessione rappresenta una fuga in avanti e sarà potenziale terreno di scontro nel Conte Bis, un po’ come la Tav nel precedente governo Conte.

 

Nell’intervista alla Stampa, il ministro ha detto che il governo punta alla revisione delle concessioni autostradali esistenti in Italia con l’obiettivo di incrementare gli investimenti, la sicurezza e ridurre i costi per gli utenti. La Borsa aveva annusato il pericolo scampato con un più 11 per cento per il titolo Atlantia nelle ultime cinque sedute a livelli precedenti il crollo del Morandi. Il punto è capire che cosa si intende esattamente per “revisione” e quali sono i correttivi che intende introdurre il governo per arrivare a una soluzione condivisa con Ponzano Veneto.

 

Secondo Marco Opipari, analista del gruppo d’investimenti Fidentiis, la chiave sta nel nuovo sistema tariffario di recente varato dall’Autorità per la regolazione dei trasporti (Art), che è presieduta dal 2013 da Andrea Camanzi, un supertecnico con passato da manager in gruppi come Telecom e Olivetti. “L’autorità vuole trasferire direttamente ai consumatori, in termini di riduzione delle tariffe, eventuali entrate più elevate derivanti da volumi di traffico che si rivelano superiori alle previsioni”, osserva Opipari in una ricerca in cui sottolinea anche come tale sistema di pedaggio potrebbe limitare fortemente la possibilità di creare valore per le società autostradali in Italia ed è per questo - si potrebbe aggiungere- che è stato già contestato dall’Aiscat, l’associazione dei concessionari. I due principali gruppi interessati al nuovo meccanismo intende uniformare l’attuale sistema differenziato di pedaggi, sono Atlantia e Sias. Ma mentre per quest’ultima sarebbe più semplice allinearsi a quanto richiesto dall’authority, Atlantia dovrebbe fare uno sforzo maggiore per consentire alla crescita di introiti derivanti dal traffico autostradale di trasformarsi in pedaggi più leggeri. Inoltre, la riforma dell’Autorità di regolazione dei trasporti è applicabile solo alle concessioni già scadute, mentre quella di Autostrade per l’Italia scade nel 2038. “Tuttavia – rileva Opipari - il rischio per Aspi è che il governo possa chiedergli di modificare la concessione esistente in cambio della sospensione della procedura di revoca della concessione di Aspi a seguito della tragedia di Genova”.

  

Ma se il neo ministro delle Infrastrutture ha già escluso l’ipotesi di una revoca, quali armi avrebbe questo governo per convincere Atlantia ad accettare anzitempo un nuovo sistema tariffario destinato ad avere un impatto sulla redditività della società? Ponzano Veneto, inoltre, ha già dichiarato che le sue tariffe sono le più basse in Italia e tra le più contenute in Europa. Il ragionamento dell’analista di Fidentiis è che la De Micheli ha fatto un primo passo, ma ha fatto capire anche chiaramente che la riduzione delle tariffe è un punto fondamentale.

 

Tanto più che la riforma dell’Art attribuisce, per esempio, alla Tangenziale di Napoli, sulla base degli aumenti di flusso di traffico rilevati, una possibilità almeno cinque volte superiore di offrire nei prossimi anni tariffe più basse rispetto all’Autostrada Torino-Savona (entrambe fanno parte delle concessioni Aspi). La trattativa, dunque, non potrà che giocarsi in questo ambito. Che cosa farà Atlantia? Considerata la piega più soft che ha preso tutta la questione, sarà sicuramente disponibile al dialogo, ma l’esito del negoziato non appare così scontato. Intanto, nell’ultimo periodo il titolo della società dei Benetton ha recuperato gran parte delle perdite accumulate dopo il ponte di Genova proprio perchè la Borsa ha scommesso sulla possibilità che la concessione non venisse revocata.

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