Le riforme da fare per non perdere occasioni d'oro, secondo Padoan
La revisione del patto di stabilità e la flessibilità sono possibili e questa volta fallire sarebbe grave
L’economia è tuttora in stagnazione ma il paese ha di fronte a sé una doppia finestra di opportunità, in Europa e in Italia, per uscirne e guardare al futuro con più ottimismo. In Europa innanzitutto stanno maturando le condizioni per il ricorso a politiche più espansive sia in campo monetario che, auspicabilmente, in campo fiscale e ciò soprattutto nei paesi che, come la Germania ma non solo, dispongono di spazio di bilancio. Il quadro di debolezza dell’economia europea, Regno Unito compreso, e il quadro di conflittualità globale, soprattutto nelle relazioni commerciali dovrebbero rappresentare una pressione molto potente sui governi per l’adozione di un indirizzo espansivo.
Ne beneficerebbe tutta l’Europa e anche il nostro paese.
Dall’Europa arrivano segnali anche su altri due temi (tra loro collegati). L’avvio di un processo di revisione del Patto di stabilità e crescita e segnali relativi alla possibile flessibilità di bilancio per il nostro paese in vista della legge di Bilancio. Quanto al primo aspetto l’Italia è di nuovo nelle condizioni per giocare un ruolo propositivo molto rilevante. Il Patto di stabilità e crescita va rimodulato identificando maggior spazio al secondo termine ma questa revisione va inserita in un quadro in cui l’Europa ridefinisca una strategia complessiva per la crescita che preveda un progresso verso una autentica capacità fiscale. Le riforme al bilancio europeo in discussione in questi mesi vanno nella direzione giusta per migliorare convergenza e competitività dell’Europa. Manca però un impegno alla introduzione di uno strumento di stabilizzazione, magari lungo le linee dei meccanismo di assicurazione contro la disoccupazione ciclica, proposta già avanzata dai governi italiani nella passata legislatura e richiamata dalla presidente von der Leyen nel suo discorso inaugurale.
Quanto alla flessibilità, già sono operative le modalità con cui questa viene concessa. Ma non è un meccanismo automatico. Come dimostra l’esperienza della legislatura passata la flessibilità premia i paesi di cui sono chiari gli impegni per le riforme, per gli investimenti pubblici e per una composizione della spesa orientata alla crescita sostenibile.
Finestre di opportunità dall’Europa dunque, che devono e possono essere sfruttate. Ma il paese può beneficiare di un’altra finestra di opportunità, rappresentata dal giudizio positivo dei mercati finanziari, chiaramente espresso dalla caduta dei tassi di interesse e dalla salita dei valori di obbligazioni e titoli in Borsa. I benefici in termini di minore spesa per interessi e maggiori spazi di bilancio sono evidenti.
Si sta verificando l’opposto di quanto avvenuto all’inizio dell’esperienza del governo gialloverde. Allora, come tutti ricordano, i tassi di interesse raggiunsero livelli molto elevati (e lo spread vide più che raddoppiare il suo livello) a fronte di una politica ritenuta insostenibile e dannosa per il paese. Tutto ciò conduceva al paradosso che una politica di bilancio disegnata per essere espansiva produceva effetti restrittivi. E non solo tramite il più alto costo del finanziamento per famiglie, banche e imprese, ma anche per la caduta del livello di fiducia che ha portato a una contrazione della spesa, soprattutto quella per investimenti.
Oggi il giudizio dei mercati è di segno opposto. I tassi di interesse sui titoli decennali sono ai minimi storici e lo spread e pressoché tornato ai valori di quindici mesi fa.
Quelle che offrono l’Europa e i mercati sono finestre di opportunità ampie. Il governo ha l’obbligo politico, nei confronti del paese, di utilizzarle al meglio. E utilizzarle al meglio significa costruire, anche grazie a queste finestre, una prospettiva di crescita sostenibile e creatrice di occupazione. Sottolineo la parola prospettiva. Ciò che serve è un orizzonte temporale di medio termine, un credibile programma di legislatura che influenzi positivamente il grado di fiducia delle imprese invogliandole a investire. Un programma credibile di riduzione del carico fiscale, in primo luogo per i lavoratori, un programma credibile di trasformazione verso una economia verde, ma anche un programma credibile che affronti i sempre presenti ostacoli strutturali agli investimenti, ostacoli nella Pubblica amministrazione, nella giustizia civile, nel sistema formativo e nella scuola, ostacoli che si sono tradotti in scarsa propensione alla crescita e alla innovazione delle imprese, ostacoli che riducono la possibilità di creazione di occupazione.
E’ invece indispensabile, per uscire dalla stagnazione, che gli investimenti riprendano a crescere, quelli privati, ma anche quelli pubblici, in primo luogo quelli per i quali si dispone già di coperture.
Si avvicina rapidamente la scadenza per la preparazione della legge di Bilancio, e prima ancora della Nota di aggiornamento al Def. Gli spazi di bilancio per il 2020 sono assai ristretti, visto anche l’impegno a impedire l’attivazione delle nuove aliquote Iva e dati gli impegni di spesa già in bilancio. Se ne discuterà diffusamente nelle prossime settimane. Ma il quadro di finanza pubblica offre più spazio se collocato in un’ottica di medio periodo. In quest’ottica, inoltre, la crescita favorisce la ripresa della caduta del debito, con impatti positivi sul rischio paese e ulteriori guadagni in conto interessi. Offrire al paese una credibile prospettiva di medio termine innescherebbe un circolo virtuoso che permetterebbe di sfruttare al meglio le finestre di opportunità oggi disponibili. Sta al governo evitare che queste finestre si chiudano senza che il paese ne abbia approfittato.